Tenzin Ghiatso – XIV Dalai Lama del Tibet
Nato il 6 luglio 1935 in un piccolo villaggio dell’Amdo, nel Tibet orientale, il piccolo Lhamo (cui poi verrà dato il nome di Tenzin Ghiatso) viene riconosciuto, prima ancora di aver compiuto tre anni, come la reincarnazione dei suoi tredici predecessori, manifestazioni terrestri di Cenresig – il Bodhisattva della Compassione.
A quattro anni viene posto sul trono di Lhasa, capitale del Tibet, con lo scopo di assumere, all’età consentita, la direzione del suo popolo. A sei anni diviene monaco e riceve un’educazione estremamente qualificata, per essere formato spiritualmente e preparato a dirigere il paese.
Nel 1949 la Cina invade il Tibet e il popolo Tibetano reclama l’assunzione dei pieni poteri da parte del Dalai Lama che, pur essendo ancora adolescente, comprende molto presto l’impossibilità di un’intesa fra Cina e Tibet.
Rifiuta fermamente la lotta armata per rimanere fedele all’intento del Buddha e farsi portavoce della non violenza. Nonostante le difficoltà politiche, Tenzin Ghiatso supera brillantemente il suo dottorato in studi Buddhisti e consegue il titolo accademico più elevato, quello di ghesce larampa.
Nel Marzo del 1959, il Dalai Lama deve rassegnarsi a fuggire per evitare un massacro del suo popolo (che avrà luogo comunque), che era pronto a difenderlo dall’esercito cinese.
Il Pandit Nerhu lo accoglie calorosamente offrendogli asilo politico in India, così come verrà sempre offerto nel tempo alle migliaia di Tibetani in fuga dalle persecuzioni cinesi.
Il Dalai Lama risiede in esilio a Dharamshala, un villaggio indiano dell’Himashal e, avendo scelto dal 2001 di non avere più una funzione di leader politico, continua però instancabilmente a trasmettere la sua profonda conoscenza interiore, quella di un grande Maestro buddhista e promotore della pace nel mondo. Ciò si è tradotto nel Dicembre 1989 nell’assegnazione che gli è stata fatta del Premio Nobel per la pace, appunto in riconoscimento del suo impegno nella diffusione della non violenza come mezzo per la conquista e promozione della libertà dei popoli.
Non è più tornato nel suo Paese e, anche se si rendesse possibile una condizione politica in grado di garantire almeno le forme fondamentali di autonomia del Tibet, lungi dal seguire facili idealismi ha più volte apertamente dichiarato che non vi assumerebbe alcuna posizione ufficiale.
Il Dalai Lama viaggia instancabilmente, impiegando ogni sforzo ed energia nei suoi tre impegni principali: come un essere umano – i valori umani fondamentali della compassione, del perdono, della tolleranza e dell’autodisciplina; come un praticante religioso – armonia interreligiosa e comprensione; e come un tibetano – la preservazione della cultura buddhista del Tibet di pace e non violenza.