Commentario a L’Offerta Bruciante a Dorje Khadro
Lama Zopa Rinpoce (Je Tzong Khapa Edizioni – 2004)
Una pratica per purificare il karma negativo e le oscurazioni
Questi significati che illustrerò sono punti estremamente importanti e insegnamenti tantrici molto segreti. Ma se chi ascolta ha fede e l’intenzione di ricevere le iniziazioni e praticare, allora anche se ora non ha l’iniziazione, può essere di beneficio conoscere queste spiegazioni.
Dorje Khadro ha dei significati molto estesi, e per comprenderli avete bisogno di comprendere il sentiero, e la base, le due verità.
Il grande lama Gancen Gyeltsen ha detto: “La puja del fuoco a Dorje Khadro è molto potente per purificare le oscurazioni in generale e il karma negativo.”
Gancen Yesce Gyeltsen era un discepolo di Lama Tzong Khapa che fece un incredibile lavoro per gli esseri senzienti e gli insegnamenti. Egli ricevette il lignaggio di questa pratica da Lama Tzong Khapa. Ci sono molte pratiche che Manjushri insegnò a Lama Tzong Khapa, e Dorje Khadro potrebbe essere una di quelle, ma non ne sono sicuro.
Lama Thubten Yesce ha detto:
“Questa è una pratica molto, molto utile.
Specialmente se vi sentite del tutto confusi, e non sapete cosa volete.
In tal caso, andate semplicemente in un posto qualsiasi, in montagna o altrove, e fate questa offerta. Vi garantisco che elimina tutto!
Quando guardate il fuoco, è molto facile visualizzare che tutti questi pensieri inutili vengono completamente bruciati; è una cosa che potete fare. È meglio fare un semplice fuoco e poi ‘giù!’ l’offerta, che avere una mente ossessionata dalla rabbia e dal desiderio.
Potete anche riconoscere in tutto ciò la natura, simile a quella del fuoco, della non-dualità; inoltre da Dorje Kadro proviene molta energia, un nettare, che genera grande beatitudine.
Allo stesso tempo, questa tecnica nella quale si prende tutta l’energia impura e la si offre è come bodhicitta!”
INTRODUZIONE
Prima di tutto prendiamo rifugio in Guru Buddha Shakhyamuni, che è la manifestazione di tutti gli Oggetti di Rifugio. Guru Buddha Shakyamuni è il guru assoluto, la personificazione del guru assoluto, che ha una relazione con il guru relativo. Buddha è l’oggetto di rifugio, il guru, il dharmakaya, ossia è la mente onnisciente, detto in modo semplice. Guru Buddha Shakyamuni è la manifestazione di tutti i Buddha, del Dharma e del Sangha. Potete anche pensare che il santo corpo del guru è il Sangha, la sua santa parola è il Dharma, e la sua santa mente è Buddha.
Il vostro proprio futuro stato di Buddha risultante, o dharmakaya, sarà la continuazione dell’attuale stato mentale, della coscienza che abbiamo ora. Gli aggregati sui quali etichettiamo ‘io’, sui quali viene stabilito il sé, sono divisi in corpo e mente. La mente è un fenomeno privo di forma la cui natura è chiarezza, ed ha la capacità di percepire gli oggetti.
Per ottenere il più velocemente possibile il dharmakaya abbiamo bisogno di purificare. Il dharmakaya è lo stato in cui tutte le oscurazioni sono state eliminate e si è liberi da tutti gli errori. In esso non si ha più neppure la minima allucinazione, e si possono vedere tutti i fenomeni del passato, del presente e del futuro, e le due verità presenti in ogni cosa.
Ogni fenomeno esistente è stabilito dalla mente, dipende dalla mente, che è il percettore, il conoscitore. Un oggetto esiste quando è percepito da una mente valida. La definizione che si dà per un oggetto esistente è che ‘è accertato da una mente attendibile’. L’argomento riguardante sunyata (la vacuità) e le due verità è spiegato in dettaglio nel Madhyamaka (la Via di Mezzo).
Un fenomeno per esistere ha bisogno di essere qualificato da tre aspetti o caratteristiche; se non lo è, esso non esiste:
- la base su cui lo si etichetta deve essere una base valida.
Per potere esistere, qualsiasi cosa voi pensiate o di cui parliate deve possedere innanzi tutto una base valida, qualificata, affidabile; - non deve essere in contraddizione con (la percezione da parte di) una mente valida;
- non deve essere in contraddizione con (la percezione da parte del) la saggezza che comprende la verità assoluta.
Faccio un esempio (forse non molto interessante da sentire, ma che può risultare utile per ricordare): se prendete degli escrementi e andate al mercato cercando di venderli dicendo: “Questo è oro!”, nessuno li comprerà. Non possono funzionare come base valida per l’oro; non potete scambiarli con altre cose, neppure con un biscotto. Gli escrementi non possono svolgere la funzione dell’oro, perché non ne costituiscono una qualificata, valida base. E anche se li etichettate come tale non sarà sufficiente. Si può constatare che le menti valide delle altre persone vedono che non si tratta di oro, infatti loro vedono escrementi. L’oro non esiste su quella base perché essa non può svolgere la funzione dell’oro. Poiché è contraddetto da tutte queste obiezioni, l’oro non esiste sulla base degli escrementi. Quella non è una base valida, di conseguenza l’oro non esiste, e poiché non esiste oro su quella base, la saggezza della verità assoluta non può vedere la natura assoluta dell’oro. Per potere percepire la natura assoluta dell’oro, l’oro deve esistere. La realtà dell’oro deve dipendere dall’oro, e non può esistere separatamente dall’oro. È come il carattere di una persona: non è possibile che ci sia una persona fuori dalla stanza, mentre il suo carattere o personalità è dentro la stanza.
Ci può essere chi vende bronzo spacciandolo per oro, e magari riesce a imbrogliare qualcuno al buio, o confondendolo con incantesimi, ma non appena le persone si accorgono di essere state raggirate, il venditore di bronzo sarà nei guai, e non avendolo scelto né voluto dovrà fare un lungo ‘ritiro’, con la polizia fuori!. Se una qualche cosa potesse esistere semplicemente etichettandola, tutti questi problemi non ci sarebbero.
Il vostro futuro stato mentale del dharmakaya sarà onnicomprensivo, e ormai privo di tutte le oscurazioni che interferiscono con il potere di vedere direttamente e in modo completo tutte le esistenze passate, presenti e future. ‘Tutte le esistenze’ sta per ‘le due verità’, che sono la verità relativa e la verità assoluta. Il dharmakaya percepisce chiaramente le caratteristiche di ogni essere senziente: la loro mente, le capacità e il karma, e individua ogni singolo differente metodo adatto a guidare e condurre ciascuno di essi alla felicità mondana e ultima.
Ciò che cercavo di dire prima è che ‘esiste’ significa ‘esistente come oggetto di conoscenza’. Per cui potete vedere che dipende dalla mente. Senza un percettore, o conoscitore, l’oggetto non esiste; e se esiste deve avere chi lo percepisce, una mente valida che lo conosce. Quindi ‘esiste’ significa ‘dipendente dalla conoscenza’ e ‘dipendente da cause e condizioni’; se si tratta di un fenomeno permanente esso dipende da parti, se è impermanente anche da cause e condizioni, ma dipendere dalla mente è la cosa basilare. Il percettore, quello che etichetta (che attribuisce una designazione), e la base (di designazione) vanno a coprire tutta l’esistenza.
Quando sentite la parola ‘esiste’, essa stessa ha un significato essenziale: vuol dire che l’oggetto esiste in dipendenza da cose, che dipende, e fa generare la comprensione di origine dipendente. Dipendente dalla mente, perché c’è un conoscitore che accerta che esiste, e dipendente dalla base, da cause, condizioni e parti. Ogni fenomeno esistente è dipendente, e per via del suo dipendere esso esiste. Questa è ‘originazione dipendente’, il fatto che dipendendo da cose i fenomeni esistono.
È lo stesso che avviene quando in dipendenza della base che svolge la funzione di 100 rupie, quella particolare carta con le figure e tutto ciò che vi è disegnato, con essa potete acquistare gli oggetti che costano 100 rupie. Su quel particolare foglio di carta che ha dei precisi segni e immagini, le 100 rupie esistono e sono in grado di funzionare. ‘In grado di funzionare’ vuol dire che potete usarle, potete ottenere le cose che costano quel prezzo. Anche se ‘100 rupie’ è meramente un’attribuzione fatta dalla mente delle persone, queste sono d’accordo di accettare, di credere, che esse sono 100 rupie. Prima di tutto hanno avuto un’idea, poi hanno prodotto una base e l’hanno denominata ‘100 rupie’. È davvero utile ricordare (questo processo) se volete realizzare la vacuità, se volete liberare voi stessi e gli altri dalla sofferenza e dalla vera causa della sofferenza. Non c’è alcun modo di liberare gli altri dalla sofferenza senza scoprire gli insegnamenti sulla vacuità.
Anche se c’è la carta, i disegni, e le cifre con gli zeri, se mostrate la banconota a un individuo primitivo che non conosce che cosa sono queste 100 rupie, e a cui nessuno ha mai detto che si tratta di 100 rupie, lui avrà l’apparenza della carta con tutte quella scritte, ma non l’apparenza di 100 rupie. Questo perché da parte sua non ha etichettato ‘100 rupie’. Ma poi, appena crede a ciò che gli viene insegnato rispetto al fatto che sono 100 rupie, ecco che etichetta, e le 100 rupie vengono ad esistere anche per lui ed egli avrà l’apparenza di 100 rupie.
Ecco perché così tante volte si dice: “Le cose non esistono dalla loro parte!”.
L’apparenza di 100 rupie proviene dalla mente di quella persona. L’insegnamento di Buddha sulle due verità parla della realtà, ed è molto chiaro, scientifico, logico, non basato sulla fede religiosa.
Potete vedere come le cose vengono dalla mente: dapprima c’era una base, ma solo dopo che la persona vi ha posto un’etichetta è venuta ad esserci l’apparenza di 100 rupie. Per la forza o potere della mente le 100 rupie esistono; esse sono venute dalla mente di quella persona!
Questo esempio è molto utile per dominare non solo l’ignoranza, ma anche l’attaccamento e l’avversione. Naturalmente, in generale, ciò che distrugge l’ignoranza (che si afferra) ad una ‘vera’ esistenza è il rimedio più potente, come una bomba atomica, per eliminare (di conseguenza) gli altri difetti mentali, ma questo metodo può anche essere usato specificamente contro le diverse afflizioni.
Applicate questa esperienza quando la mente diventa troppo insoddisfatta, troppo preoccupata, il che come risultato porta molta confusione negli altri esseri senzienti, e conduce alla disarmonia, a litigi, addirittura all’ammazzarsi l’un l’altro, alle guerre. Per la mancanza di controllo della mente da parte di una sola persona, la guerra, il più grande pericolo per il mondo, è il risultato che ne può derivare.
Un bell’oggetto che vi appare è esattamente come nell’esempio delle 100 rupie. Prima che voi etichettiate: “Quello è bello”, non c’è nessuna apparenza di bello. Prima la mente stabilisce: “Quello è bello”, e poi c’è un’apparenza di bellezza che però appare del tutto come se non fosse stata designata dal pensiero. Quella è la realtà, non ciò che appare. Ciò che appare è l’opposto: qualcosa che non esiste né su quella base né in un altro posto. La bella persona che non è designata e che esiste di per sé è completamente vuota (di esistenza), un’allucinazione.
L’apparenza meramente designata viene dalla vostra mente, ma sopra a questa c’è quella di una bellezza veramente esistente, non meramente designata ma esistente dalla sua parte, ed è questa ciò che non potete trovare anche se cercate dalla punta dei capelli a quella dei piedi: non riuscirete a trovare una bellezza veramente esistente né all’interno né all’esterno.
Perché l’apparenza della vera esistenza c’è, anche se non esiste nel modo più assoluto? Anche se è completamente vuota? Perché deve apparirci? Perché non possiamo vivere le nostre vite senza apparenze frutto di allucinazioni come questa? Mettetela in questo modo: se piantate un seme nel terreno, cresce. Ciò che avete impresso sul negativo di una pellicola, la macchina lo proietta; collocando le attrezzature nel giusto modo si ha la proiezione di tutto quanto c’è nella pellicola.
Perché le cose appaiono nel modo sbagliato? Perché appaiono come qualcosa di diverso da ciò che esiste nella realtà? Perché, anche se sono meramente designate, non appaiono così, ma come se fossero veramente esistenti? Questo dipende dal non aver realizzato la vacuità nella vite passate. Non abbiamo sviluppato la saggezza che taglia la concezione errata, l’ignoranza che si aggrappa alle cose come veramente esistenti. Abbiamo piantato i semi nell’io – alcune scuole dicono la coscienza, altre dicono l’io – e, come accade per la pellicola di un film, vi resta il potenziale affinché vengano proiettati. A causa di tale potenzialità, l’io proietta. C’è l’abitudine a far questo. Ora, potete vedere che quella bellezza veramente esistente è una proiezione dell’ignoranza. Era stata meramente etichettata dalla vostra mente prima, ma adesso è veramente esistente! In realtà non la si può trovare così: ciò a cui vi aggrappate è una vostra propria creazione; voi non vi afferrate a qualcosa che esiste dalla sua parte, anche se vi appare in tal modo.
Pensate: “Questo oggetto della mia mente è una mia creazione mentale. Io sono attaccato al mio sogno”. È lo stesso che accade quando un mago trasforma cose e persone e si pensa che sia reale. Ed è lo stesso per gli oggetti dei sensi: sono soltanto una vostra proiezione mentale! Se seguite questo modo di pensare, l’attaccamento scompare, come le nuvole nel cielo o un arcobaleno. Nella mente non c’è più alcuna difficoltà: la vostra mente, legata all’oggetto e così sofferente, ne diviene libera. Vuoi che sia la sofferenza della separazione, o la paura di perdere l’oggetto, o di non riuscire a possederlo, e perfino se l’oggetto è lì, c’è la sofferenza del legame, di essere mentalmente vincolati all’oggetto. Quel tipo di mente oscura la spaziosa mente chiara, oscura la visione della realtà, rende la mente incredibilmente grossolana, non lascia spazio allo sperimentare la realtà, e all’avere realizzazioni.
Anche se cercate di addestrare la vostra mente nel sentiero, siete sopraffatti dall’insoddisfatta mente dell’attaccamento. Non vi dà alcuna possibilità nemmeno di ricordare il soggetto di meditazione.
Per sconfiggere la mente insoddisfatta, la meditazione sulla vacuità è molto potente; crea spazio nella vostra mente. È come quando meditate sulla compassione e sentite spazio per le altre persone.
Fate anche per l’avversione questa meditazione sulla vacuità, su come le cose si originano dipendentemente. Meditate sulle due verità. Pensate nello stesso modo che ho appena spiegato riguardo all’oggetto dell’attaccamento. Siete irati con quella brutta persona, per come vi appare, per come si esprime. A seguito di ciò, l’avete etichettata come ‘cattiva’. Perfino se non avete formulato la parola ‘cattiva’, la persona vi appare in quel modo, tanto brutta quanto cattiva. Ed è così doloroso per la mente! Comunque è chiaro che non c’è possibilità che la persona sia ‘cattiva’ di per sé; è chiaro che quell’apparenza viene dalla vostra stessa mente. Se pensate in questo modo, ora come avete fatto prima, non troverete alcuna ragione per afferrarvi alle proiezioni delle vostre concezioni errate. Accorgendovi che vi state arrabbiando e state pensando di fare del male agli altri, vi sentirete completamente stupidi. Sentirete che non ha senso. “Oh, sto litigando con le proiezioni che io stesso ho creato! Ora voglio combattere e uccidere ciò che ho creato! Voglio uccidere il mio sé!”
A questo punto non c’è alternativa: la rabbia scompare; la trovate una cosa estremamente sciocca.
Questo metodo è anche molto potente per eliminare la mente gelosa. Meditare sull’originazione dipendente e la vacuità è come una bomba atomica; immediatamente porta pace alla mente, pone fine a questi insopportabili e dolorosi tipi di menti e crea spazio, così che ne deriva rilassamento mentale, gioia e affrancamento dalla sofferenza.
Lo scopo per cui si dice questo è di attualizzare ora il vostro futuro dharmakaya, non solo perché state soffrendo, ma specialmente perché gli altri esseri senzienti stanno soffrendo e hanno bisogno del vostro aiuto, ed essi sono innumerevoli. È per questo che abbiamo bisogno di realizzare il dharmakaya proprio adesso.
Con il dharmakaya si può guidare perfettamente gli esseri senzienti nel modo giusto in ogni momento, senza il minimo errore. Quanto più velocemente otteniamo il dharmakaya, tanto più velocemente potremo attualizzarlo attraverso la pratica del Dharma, tanto più velocemente potremo guidare gli esseri senzienti, e meno loro soffriranno. Quanto più tempo impiegheremo, tanto più a lungo gli esseri senzienti continueranno a soffrire. Anche la sofferenza di un solo essere senziente è troppo. Buddha Shakyamuni, avendo raggiunto l’illuminazione incalcolabili eoni fa, ha già liberato innumerevoli esseri senzienti dal samsara, e condotti alla felicità che non ha eguali, all’illuminazione.
Se ci fossimo già illuminati praticando il Dharma, così come fece guru Buddha Shakhyamuni, a quest’ora avremmo già liberato innumerevoli esseri senzienti dalle sofferenze del samsara e li avremmo già condotti all’impareggiabile felicità, all’illuminazione. Ma poiché non abbiamo praticato in quel modo, dal momento che in passato non abbiamo cambiato la nostra mente con attitudini autogratificanti in quella che si prende cura degli altri, e continuamente conviviamo con pensieri egoistici e li seguiamo, per tutto questo tempo la nostra mente è rimasta affatto priva di realizzazioni e qualità. Oltre a non possedere le qualità di un buddha, non ha neppure una delle qualità dei bodhisattva o degli arhat., e non vi è neppure la qualità di shiné, o calmo dimorare.
Oltre a non essere capaci di aiutare gli altri e liberarli dalla sofferenza, perfino noi stessi stiamo soffrendo, impantanati nella melma del samsara. Non siamo liberi dal samsara, non siamo liberi dalla sofferenza! Questo è il risultato dell’errore di seguire l’attitudine egoista. Se avessimo fatto come guru Buddha Shakyamuni, se avessimo cambiato la nostra mente già in passato, in tutto questo tempo tantissimi esseri senzienti che dipendono da noi avrebbero raggiunto l’illuminazione, e sarebbero liberi dal samsara, e nello stato di felicità ultima, ma poiché nella nostra mente questo cambiamento non è avvenuto, essi hanno dovuto soffrire fino ad ora.
Potete comprendere questo prendendo come esempio la storia della vita di guru Buddha Shakyamuni. Lui raggiunse l’illuminazione innumerevoli eoni fa grazie all’aver cambiato questa attitudine, e così ha condotto un incalcolabile numero di esseri senzienti alla felicità temporale e ultima, specialmente alla felicità ultima!
Adesso, quindi, per diventare noi stessi buddha, Buddha, Dharma e Sangha del tempo del risultato, abbiamo bisogno di cambiare la nostra attitudine egoistica in quella sorgente di ogni felicità, temporale e definitiva, per noi stessi e gli altri. Aver acquisito il Dharma nella nostra mente, la Verità del sentiero e la Verità della cessazione della sofferenza, è il rifugio del tempo del risultato; avendo ottenuto questo diventiamo Sangha; e quindi noi stessi l’oggetto di rifugio Buddha del tempo del risultato. Allora possiamo guidare gli esseri senzienti in modo perfetto. Per questa ragione abbiamo bisogno di affidarci agli Oggetti del Rifugio causale, Buddha, Dharma e Sangha: il Dharma, che è proprio della santa mente dei Buddha, e il Sangha, l’insieme degli esseri realizzati. Per il potere di questi Oggetti e per ciò che facciamo dalla nostra parte, con l’impegno e affidandoci a loro, saremo in grado di realizzare il nostro Buddha, Dharma e Sangha del tempo del risultato.
Quando cambiamo la nostra attitudine egoistica in quella che si prende cura degli altri, la bodhicitta, allora questo è il santo Dharma; ma per ottenerlo abbiamo bisogno di affidarci a Buddha, Dharma e Sangha del rifugio causale, e riceverne le benedizioni in noi. In effetti ricevere le benedizioni è essere capaci di praticare il controllo sul pensiero autogratificante, ed è proprio questa l’azione del Buddha, l’azione del buddha che è nelle nostre menti.
Per attuare il Dharma dentro di noi abbiamo bisogno di purificare gli ostacoli, il karma negativo, le oscurazioni, le cadute, e i voti lasciati degenerare. Qui si parlerà del particolare metodo di purificazione che è la pratica di Dorje Khadro, l’offerta dei semi di sesamo al Buddha Dorje Khadro. Affidarsi a Dorje Khadro è un metodo particolarmente potente per purificare le oscurazioni e il karma negativo, e ho pensato di darne la spiegazione, dal momento che non ci sono commentari disponibili in inglese. Anche se non vi fosse possibile ricevere effettivamente il commentario da un lama, ci sarà almeno del materiale che potrà aiutarvi a sviluppare una chiara comprensione, in modo che sappiate come fare la pratica. Ho pensato di procedere dando un commentario piuttosto elaborato, e di spiegare qualsiasi cosa io possa comprendere del testo.
PRATICHE PRELIMINARI
Prendete rifugio in Buddha, Dharma e Sangha, visualizzando guru Buddha Shakhyamuni come la manifestazione di tutti gli Oggetti di Rifugio, oppure facendo la visualizzazione elaborata.
“Prendo rifugio fino all’illuminazione nel Buddha, nel Dharma e nel Sangha.
A causa dei meriti creati da me stesso e dagli altri praticando la generosità e le altre perfezioni, possa io ottenere lo stato di un buddha, per poter beneficiare tutti gli esseri trasmigratori”.
Droua significa ‘esseri trasmigratori’. Perché questo termine? Prendendo noi stessi come esempio, ora siamo esseri umani, ma non possiamo restare così per sempre. Come in un aeroporto che attraversiamo, siamo qui per un breve periodo, in transito. Non vivremo in questo corpo per sempre, ma per un breve periodo, e poi prenderemo altri aggregati. In seguito lasceremo anche quelli, e ne prenderemo altri ancora. In qualsiasi dei sei reami sia noi che gli altri esseri senzienti rinasciamo, è soltanto per un breve periodo, non per sempre. È come una stazione, che attraversiamo, in cui ci fermiamo per un po’, e che poi lasciamo, per andare in un’altra.
Potete vedere che siamo migrati in questo corpo dalle vite passate, per il potere del karma e dei pensieri disturbanti. E di nuovo per la forza del karma migreremo nella prossima vita, da questi ad altri aggregati. Ecco perché si dice ‘esseri migratori’. Da un reame di esistenza ad un altro, da questi aggregati ad altri aggregati, sperimentiamo tutte le sofferenze di ciascun reame, la Verità della sofferenza. E così continuerà finché non esauriremo il karma e i pensieri disturbanti, che ci legano agli aggregati, al samsara.
Gli altri esseri senzienti che soffrono nei sei reami sono uguali a noi: sono esseri trasmigratori. Così, quando diciamo droua, esseri trasmigratori appunto, intendiamo che stanno soffrendo, il che fa sì che sorga più compassione, mentre dire ‘esseri senzienti’ – coloro che possiedono una mente – potrebbe non generare un sentimento altrettanto intenso, una compassione altrettanto forte.
Riferite le parole ‘esseri trasmigratori’ a voi stessi per rinunciare al samsara, e poi riferitele agli altri. Pensare al significato di droua ci mostra la sofferenza di tutti i dodici anelli (dell’originazione dipendente), l’intero processo di creazione del samsara, dall’allucinata ignoranza riguardo alla natura dell’io, fino all’anello della morte. La parola droua spiega completamente la Verità della causa della sofferenza, l’intero processo per cui si generano le sofferenze degli esseri, e sentirla vi rende consapevoli di come gli esseri senzienti stanno soffrendo nel samsara. Il pronunciarla fa sorgere la compassione, e l’intensità del sentimento sarà maggiore se davvero riflettete sul significato. È una parola che esprime quanto sono miserevoli gli esseri senzienti nei sei reami.
“In particolare per poter beneficiare tutti gli esseri trasmigratori, possa io ottenere velocemente, molto velocemente, in questa stessa vita, lo stato di un buddha pienamente illuminato. A questo scopo, mi impegnerò ora nella pratica dell’offerta bruciante a Dorje Khadro”.
A qualsiasi costo, dobbiamo ottenere lo stato della mente onnisciente il più velocemente possibile, per la salvezza di tutti quelle compassionevoli madri il cui numero eguaglia l’estensione dello spazio infinito, e che sono stati gentili con noi in innumerevoli rinascite. È per questo che pratichiamo il potente metodo di purificazione della puja del fuoco a Dorje Khadro (Vajra Daka).
Questa è una delle più profonde pratiche di purificazione, considerata un Dharma d’oro, prezioso. È l’essenza della pratica di Lama Tzong Khapa, ed i suoi seguaci l’hanno praticata riconoscendola come estremamente benefica.
Il divoratore Dorje Khadro
Divoratore significa che divora il vostro karma negativo, e voi purificate le vostre impronte karmiche negative offrendole alla santa bocca della divinità, Dorje Khadro.
Dorje è il vajra. Il significato definitivo di vajra è quella saggezza trascendentale della non-dualità di beatitudine e vacuità che è il dharmakaya, il guru assoluto. Allo scopo di beneficiare gli esseri senzienti, e in particolare per purificare il karma negativo, le oscurazioni, le cadute e i voti del tantra lasciati degenerare, questo dharmakaya si manifesta nell’aspetto di sambhogakaya, ossia prende questa forma per guidare gli esseri senzienti all’illuminazione, purificandoli
(Rinpoce mostra l’immagine di una statua di Dorje Khadro)
Quando andammo in America per la prima volta, da Katmandu a New York, la discepola che ci ospitava (soggiornavamo a Brooklyn, in un posto molto rumoroso) aveva in casa una statua di Dorje Khadro e la usava per tenervi nella bocca l’incenso che accendeva. Per la gentilezza di Lama Yesce che mi aveva dato spiegazioni su questa pratica, fui in grado di riconoscere la deità. Questa è la foto di quella statua; non so come lei l’abbia avuta.
Il significato definitivo di vajra, il dharmakaya, la saggezza trascendentale di beatitudine e vacuità non-duali, quella santa mente, è unificata con quel santo corpo. Nella terminologia del tantra è questa l’unificazione della santa mente e del santo corpo: il significato definitivo di vajra ha preso la forma, il significato da interpretare, di Dorje Khadro. Questa manifestazione, Dorje Kadro, è l’unificazione della santa mente e dei venti.
Quindi, riguardo al significato delle parole Dorje Khadro: Dorje è la saggezza trascendentale della grande beatitudine, kha è lo spazio, dro vuol dire ‘che va’.
E per spazio non si intende quello ordinario, ma lo spazio di sunyata, la chiara luce della vacuità. ‘Percepire direttamente la chiara luce della vacuità’: questo è il significato di Khadro.
La base è il vajra, la saggezza trascendentale di grande beatitudine, che copre, che percepisce direttamente la chiara luce della vacuità. Khadro significa viaggiare nello spazio, Dorje che la saggezza trascendentale di grande beatitudine è onnipervasiva. Dro significa percepire ogni cosa in quel modo, ossia dimorare nella chiara luce della vacuità, essere in unione con essa, avendo tagliato completamente anche la visione duale sottile. Dimorare nella chiara luce della vacuità come avendo messo acqua nell’acqua è detto dro, viaggiare.
Un altro significato di Dorje Khadro è questo: il vajra, la saggezza trascendentale di grande beatitudine e vacuità, dimora nella chiara luce della vacuità; poi da quello stato si manifesta in varie e innumerevoli forme, come Dorje Khadro, Guru Buddha Shakyamuni e Tara, per guidare gli esseri senzienti. Uscendo da kha, dallo spazio della vacuità, va altrove ‘dro’, il che significa a prendere una di quelle forme.
Come ha detto il grande lama Gancen Ghieltsen, la puja del fuoco a Dorje Khadro è molto potente per purificare le oscurazioni e il karma negativo. Riguardo al karma negativo, non lo si deve riferire solo all’uccidere animali o colpire direttamente qualcuno con parole: il karma negativo è il non osservare la propria mente.
Negli Otto versi dell’addestramento mentale del ghesce kadampa Langri Tangpa si legge: “In tutte le azioni, in ogni momento, dovresti esaminare il tuo continuum mentale.”
Noi facciamo sempre qualcosa: mangiamo, sediamo, dormiamo, o altro. Esaminate il continuum mentale in ogni azione. Quando un’afflizione sorge, subito vi rende malevoli, perciò: “Possa io essere in grado di scacciarla immediatamente, senza neppure un secondo di ritardo!”.
Una volta riconosciuto il difetto mentale, senza tardare, senza permettere all’afflizione di sopraffarvi neanche per un minuto, neanche per un secondo, sconfiggetela. ‘Immediatamente’ significa questo, ma perché è così importante sconfiggere e scacciare immediatamente le afflizioni?
Nel Bodhisattvacharyavatara di Shantideva e in molti altri insegnamenti è detto: “A causa della rabbia sorta in un secondo, vengono distruggono per mille volte i meriti accumulati attraverso la pratica della generosità e così via”. Essa li distrugge, ma non basta: tutti i risultati di karma virtuoso che state per sperimentare vengono ritardati di mille eoni. Quindi ci sono questi due aspetti, e perciò c’è un grande pericolo: se tardate anche solo un secondo a controllare le potenti emozioni distruttive come la rabbia o le visioni errate, sperimentare quei risultati positivi è posticipata di mille eoni. E anche dipenderà dall’oggetto verso il quale generate odio, dal livello della mente di quella persona. Tutti i risultati di karma virtuosi – felicità temporanea, piaceri, e felicità ultima – non li otterrete per molte migliaia di eoni. Per cui, senza tardare un minuto o un secondo, dovete controllare e distruggere immediatamente i pensieri disturbanti.
E come li si può distruggere? Con metodo e saggezza, ossia realizzando la vacuità, come ho precedentemente spiegato. Ci sono poi altri metodi, come generare compassione, ricordare l’impermanenza e la perfetta rinascita umana, il suo significato e la sua preziosità. Ricordate come questa vita sia altamente significativa e come ottenere i tre grandi scopi, usate tutti questi metodi. Rammentando queste cose, immediatamente la rabbia e gli altri pensieri disturbanti scompaiono; non sì dà loro la possibilità di sorgere.
Se non viene fatta questa pratica di osservare costantemente, in ogni azione, la mente, il continuum mentale, ciò che succede è che le afflizioni sorgono, e tutte le azioni ne sono permeate. È come se tutto il cibo che ingerite fosse mischiato al veleno: anziché beneficiare, a lungo termine causa solo pericolo e danno. Al contrario, se tenete sotto controllo la mente, non fornite alcuna occasione alle afflizioni di sopraffarvi; non date loro la possibilità di prendere il sopravvento e di catturarvi. In questo modo per la mente c’è la possibilità di trasformarsi in virtù; ogni cosa diventa benefica, come mangiare solo cibo con le qualità di una medicina. Tutte le azioni diventano medicine, diventano esclusivamente cause di felicità, sia temporanea che ultima.
Sembra quindi che osservare costantemente la mente sia la cosa più importante. Altrimenti, non c’è altro modo di controllarla, per mantenerla in pace, e per far sì che tutte le azioni diventino virtù, ossia cause di felicità. Osservare, osservare senza interruzione il proprio continuum mentale in tutte le azioni è la cosa più importante; il vantaggio è che sarete in grado di riconoscere quando sta per sorgere un’afflizione, e di avvertire immediatamente il pericolo che sta per arrivare. Di conseguenza potete usare subito le vostre armi, le vostre meditazioni, per distruggere i difetti mentali, e qui sta il vantaggio dell’essere sempre consapevoli e attenti, la qual cosa è davvero ottima.
Ora, però, da dove si può ricavare ispirazione, incoraggiamento ed energia per riuscire ad osservare il continuum mentale in ogni momento? Per non essere pigri? Ebbene, meditazioni semplici come quelle sulla preziosa rinascita umana, sull’impermanenza e sulla morte (e in particolare sulla morte che può arrivare in ogni momento) sono molto importanti, ed è proprio ciò che dovrebbe essere sempre fatto per avere costantemente presenza mentale. Si tratta di meditazioni semplici, facili da comprendere e che facilmente provocano sensazioni.
È molto utile pensare in questo modo: “Ogni istante, ogni secondo, ogni minuto, ogni ora, da adesso fino all’illuminazione avrò senso di responsabilità. E sarò responsabile non solo fino alla morte, per la felicità di questa vita, per il tempo che comunque mi resta da vivere – siano quaranta, trenta, pochi anni soltanto o un mese – ma anche per tutto il tempo che sarò costretto a rinascere nel samsara, durante tutte le mie vite future, fino all’illuminazione. Mi sento ora responsabile di ogni cosa, della felicità di tutte le mie vite future, e lo sono in ogni minuto. Questa è una responsabilità enorme, e io, che ho questo corpo umano, me la assumo. Questo io, che ha questo corpo umano, è responsabile in ogni istante di cosa diventerà in futuro, di quanta felicità e quanta sofferenza sperimenterà fino all’illuminazione. Qualsiasi cosa io pensi, qualsiasi cosa io faccia con il corpo, la parola e la mente si tratta di una grande responsabilità.”
Pensare alla vostra propria felicità è una grande responsabilità. Eppure questo è ancora niente. Quando pensiamo semplicemente a noi stessi, sentiamo che avere felicità è una cosa incredibilmente importante, ma noi siamo responsabili per qualcosa di più che soltanto questo. Ho menzionato la compassione fin dall’inizio: come abbiamo la responsabilità di liberare tutti gli esseri senzienti dalla sofferenza e condurli alla felicità, all’illuminazione. Dobbiamo aiutarli per il semplice fatto che hanno una mente, che sappiamo che soffrono, e perché sono così tanti, ma soprattutto perché abbiamo l’opportunità di farlo. Oltre a ciò, ci sono poi molte altre ragioni per sentirci responsabili: per il fatto che sono stati nostre madri per innumerevoli volte, e perché sono gentili, attraverso i tre tipi di gentilezza estesa, che sono: assicurare ogni felicità temporale, la liberazione e la felicità ineguagliabile. Tutte e tre le acquisiamo grazie alla gentilezza degli esseri senzienti, quindi noi abbiamo la responsabilità di ottenere la felicità per liberare dalla sofferenza ognuno di loro.
È anche buono, quando vediamo soffrire persone o altre creature, come ragni e lumache, pensare: “Quegli esseri che stanno soffrendo così tanto sono una mia responsabilità”.
Guardate per esempio le lumache che si vedono quando piove, e pensate: “Siamo uguali nel volere la felicità e nel non volere la sofferenza. Siamo uguali; semplicemente abbiamo corpi diversi!”
Ma anche fra gli esseri umani ce ne sono con diversi tipi di corpi. Sentite che siamo uguali a tutte quelle creature. Se pensiamo alla loro sofferenza, se analizziamo come sarebbe il rinascere in quello stato, ciò diventa la causa della rinuncia, e ci dà l’ispirazione per liberarci dal samsara il più velocemente possibile. Pensare poi a quanto sia insopportabile la sofferenza di quell’essere, diventa una causa per generare la compassione.
Generate questo senso di responsabilità: “Se non divento al più presto una guida perfetta, che ha eliminato tutti gli errori e acquisito tutte le qualità, questi esseri senzienti continueranno a soffrire per un lungo tempo.” Dovremmo provare, sentire, questa responsabilità nei confronti di tutti gli esseri senzienti, e questa è un’ottima cosa. Ogni momento, ogni ora, questo ‘io’ che ha questo corpo umano ha una tale responsabilità. E l’unica cosa, l’unico modo, l’unico metodo, l’unica soluzione per adempiere a questa responsabilità è il Dharma; non c’è altro metodo eccetto il Dharma, solo il Dharma.
Diventare una guida perfetta, senza più difetti e con tutte le qualità, dipende dalla vita che conduciamo giorno dopo giorno, ad ogni ora, ogni minuto, senza cadere sotto il dominio delle afflizioni. Come disse Ghielwa Ensapa: “È importante tenere la mente nella fondamentale pratica della devozione al guru, della rinuncia, della consapevolezza del karma, della condotta morale, della compassione verso gli altri, della vacuità e dell’originazione dipendente”.
Non facendo così, non praticando la consapevolezza, lo potete constatare, ogni singola afflizione riesce a sopraffare la mente, ed ogni cosa noi che facciamo diventa un’autentica causa di sofferenza.
Pensare in questo modo vi dà l’ispirazione per essere consapevoli e attenti in ogni momento.
Anche se non sono presenti rancore o gelosia, ciò che sorge sempre è l’attaccamento, e tra i diversi tipi di attaccamento quello costante è l’attaccamento alla felicità di questa vita. Ci alziamo e ci vestiamo per la felicità di questa vita, facciamo colazione per la felicità di questa vita, pranziamo per la felicità di questa vita e, ancora, ceniamo per la felicità di questa vita; tutto solo per la felicità del ‘sé’ di questa vita. Anche lavarsi è per la felicità di questa vita; qualsiasi cosa diventa un’azione di attaccamento a questa vita. Che voi siate seduti, stiate in piedi o camminiate, è per attaccamento a questa vita. Produrre karma negativo non significa necessariamente uccidere qualcuno, mettere in pericolo la vita, danneggiare o ferire. Se non osserviamo la mente, se non la proteggiamo, qualsiasi cosa facciamo crea costantemente karma negativo, perché l’attaccamento è come l’oceano, un’inondazione che investe un’intera città, sommergendo le case. L’attaccamento ha il controllo costante sulla mente proprio allo stesso modo, mentre la mente virtuosa sorge solo occasionalmente. Per questo è molto importante purificare il karma negativo e, poiché ne abbiamo così tanto, Dorje kadro è di grande importanza: è un metodo potente per purificare le oscurazioni e il karma negativo.
Riguardo ai voti, è molto difficile non rompere i voti radice, ma anche se non lo fate, si rompono come una pioggia i voti secondari, particolarmente quelli del tantra. Lama Atisha ha detto che commetteva raramente l’errore di rompere i voti secondari, la qual cosa gli capitava solo qualche volta, ma gli errori del rompere i voti secondari del tantra erano come una pioggia; e se era così per lui, non c’è dubbio che succeda a noi. Ricevendo le iniziazioni del mahanuttara yoga tantra, prendiamo tutti gli impegni in relazione ai cinque Dhyani Buddha e i voti del tantra madre, e dobbiamo ricordarli in ogni momento. Rompere i voti secondari del tantra è centomila volte più grave che rompere i voti del bodhisattva. E rompere i voti secondari del bodhisattva è centomila volte più grave che rompere i voti radice di pratimoksha. Dorje Khadro serve a purificare in particolare tutti questi voti lasciati degenerare, per purificarli e rinnovarli, e anche per prevenire ogni ostacolo nella pratica. Questa pratica di Dorje Khadro è stimata essere molto efficace per purificare e fermare gli ostacoli, ed è considerata possedere grandi benedizioni.
“Lama Tzong Khapa, il grande venerabile onnisciente, trasmise questa pratica di meditazione al suo più caro discepolo, Kedrub Gheleg Pelsang. Poiché si tratta di una tecnica speciale, abbiate una salda fede in essa, e praticatela”. Questo è ciò che ha detto il bhikshu Gancen Yesce Gyeltsen, il detentore degli insegnamenti di Lama Tzong Khapa trasmessi da orecchio a orecchio. Pancen Pelden Yesce ha detto che in passato questo tipo di insegnamento, questa tecnica di meditazione, non era scritta ed era tenuta molto segreta.
Tale insegnamento di Lama Tzong Khapa è grandemente apprezzato, ed è citato negli insegnamenti del tantra radice e di molti grandi yogi. Lama Tzong Khapa e i suoi discepoli, i lama del collegio tantrico Pelden Seghiu e i lama del santo lignaggio dell’insegnamento Ensapa, trasmesso da orecchio a orecchio, la considerano come una pratica essenziale.
Se si mette una pratica in relazione a qualche storia, ciò è di beneficio per la mente. Ebbene, prima che diventasse un eminente lama, Mintrol Ngawang Trinley Lhundrub era un semplice monaco, e chiese a Pancen Losang Ciokyi Gyeltsen di fargli una divinazione riguardo a quale sarebbe stata la sua futura rinascita, e questi gli predisse che sarebbe rinato nel reame di beatitudine di Amitabha. Dopo, Mintrol Ngawang Trinley Lhundrub visse in un monastero – forse era il monastero di Sera – e gli fu dato l’incarico di essere il maestro del kangtse di Amdo. Ognuno dei più grandi monasteri di Sera, Gaden e Drepung hanno due sezioni, ciascuna ulteriormente suddivisa in molti kangtse, a seconda delle diverse regioni di provenienza dei monaci, e quel lama aveva assunto la responsabilità del kangtse di Amdo. Dopo un certo periodo egli rivolse ancora la stessa domanda a Pancen Losang Ciokyi Gyeltsen – colui che ha composto la Lama Ciopa – ma questa volta la risposta che ricevette fu: “Rinascerai negli inferni!” Questo rivelava che, poiché quel lama viveva nel monastero, utilizzando i beni del sangha aveva accumulato molto karma negativo.
Se mangiate il cibo del sangha e usate ciò che appartiene al sangha senza fare il vostro dovere e senza praticare bene il Dharma, vi contaminate molto, tanto da rinascere nei narak.
Dopo aver appreso ciò, Mintrol Ngawang Trinley Lhundrub si impegnò ripetutamente nella pratica di Dorje Khadro, offrendo la puja del fuoco per purificare il karma negativo. Dopo aver fatto tutte queste pratiche delle offerte brucianti, chiese una terza volta a Pancen Losang Ciokyi Gyeltsen quale sarebbe stata la sua rinascita successiva, e gli fu risposto che sarebbe rinato nel reame della beatitudine.
In un testo radice del charya tantra mi sembra si dica: “Avendo fatto la puja del fuoco, perfino chi che avesse il karma negativo di rinascere nel più atroce reame infernale (credo che non sia quello ordinario, dell’estremo calore, ma il più terribile) si libererà da quel karma, e senza dubbio avrà una rinascita fortunata.” Sherab Ghiatso, un eminente lama detentore dell’intero corpo degli insegnamenti, e che ha scritto molti testi, ha detto: ” Il beneficio di fare l’offerta bruciante al divoratore Dorje Khadro, è quella di purificare moltissimo karma negativo. È molto importante affidarsi a una pratica che purifichi definitivamente in una tal maniera!”
Fra gli insegnamenti dei vari maestri ci sono delle leggere differenze fra i vari modi di eseguire questa pratica: alcuni sono elaborati, altri più brevi. Questo commentario alla pratica di Dorje Khadro è basato su un commentario scritto appunto da Pancen Losang Ciokyi Gyeltsen, ed è suddiviso in tre parti: i preliminari, il corpo effettivo della pratica e la conclusione.
INSERIRE FOTO DEL MANDALA, QUELLO ROSSO
Su di un vassoio o un piatto piano, disponete dei semi di sesamo neri, dando loro la forma di uno scorpione. In tibetano ‘scorpione’ si dice digpa racen.
Digpa significa azioni malvagie e racen significa ‘che ha corna’. Generalmente, più l’aspetto dell’essere vivente è brutto e sgradevole da vedere, e maggiore è il karma negativo che egli ha creato. Quanto è orribile e terrificante l’aspetto di un essere è il risultato del karma negativo da lui prodotto. Per via di quel suo nome ‘malvagio che ha le corna’, i semi di sesamo sono disposti sul piatto nella forma di uno scorpione, così che risulti più efficace per la mente.
Quando Sua Santità il Dalai Lama diede il commentario, disse di mischiare i semi con del burro. In questo caso, fate la forma di uno scorpione e prendetene poi dei pezzetti; se invece i semi sono asciutti ammucchiateli a forma di uno scorpione con le chele.
Il luogo per il fuoco è uguale a quello del fuoco di pacificazione. Quando si fa la puja del fuoco ci sono quattro tipi differenti di posti per il fuoco, in accordo a uno dei quattro tipi di azioni. Il posto per il fuoco di pacificazione è funzionale alla pacificazione delle interferenze, delle malattie, dei danni provocati dagli spiriti, e delle oscurazioni; quello dell’incremento è per aumentare la saggezza, la vita, la fortuna e la ricchezza; il posto del fuoco di potere, o controllo, serve a distruggere i creatori di negatività, coloro che danneggiano molti esseri senzienti, gli insegnamenti e gli esseri santi, e qui ‘distruggere’ significa separare la coscienza dal corpo e trasferirla in una terra pura.
Quindi, in accordo al tipo di azione in cui volete impegnarvi, ci sono diversi posti del fuoco.
Riguardo al posto per il fuoco di pacificazione, il contenitore nel quale sistemate il fuoco dovrebbe essere di colore bianco; se fosse nero, coloratelo di bianco, oppure mettete dell’intonaco bianco all’esterno; dovrebbe essere di forma tonda, e non rotto o sbeccato. Dentro mettetevi del carbone che non faccia fumo e, se è possibile, per avere una visualizzazione chiara, disponete una statua di Dorje Khadro rivolta verso di voi.
Davanti al posto del fuoco sistemate le offerte: le due acque – una per bere e l’altra per i piedi -, i fiori da offrire al capo, incenso per il naso, luce per gli occhi, acqua profumata per il cuore, cibo e musica. Riguardo a questa, avete già campana e damaru, per cui non occorre offrire la musica sull’altare, dal momento che lo fate quando effettivamente suonate gli strumenti. I fiori sono offerti in ghirlande, come usano fare gli indiani ai matrimoni, o per i loro re, o per dare il benvenuto agli ospiti. Tutte le offerte sono fatte in accordo al modo tradizionale con cui le si porgeva al Buddha in India. Se tutto ciò, come fare la forma dello scorpione con i semi, avere un certo tipo di contenitore e una statua, può essere approntato come descritto è meglio, perfetto, però se non ci riuscite, non si perde niente comunque.
Quindi generate la corretta motivazione.
Poi visualizzate di fronte a voi, all’altezza della fronte, un trono sostenuto da quattro (oppure otto) leoni delle nevi. Sopra vi è un fiore di loto, un disco solare e in cima guru Dorje Khadro.
I quattro leoni simboleggiano le quattro mancanze di paura di un buddha. Il loto e il disco di sole rappresentano l’attualizzazione e il completamento dell’intero sentiero di metodo e saggezza; in particolare, in relazione al mahanuttara yoga tantra, il loto rappresenta il corpo illusorio, che è il metodo, e il sole rappresenta la chiara luce, che è la saggezza. Grazie a questi otterrete il rupakaya e il dharmakaya.
Prima ho spiegato il dharmakaya, il significato definitivo di vajra.
Con ‘rupakaya’ si intende invece il santo corpo, qui chiamato Dorje Khadro, che è una manifestazione del significato definitivo di vajra. Lama Dorje Khadro, seduto sopra il loto che simbolizza il metodo, il corpo illusorio, e il sole che simbolizza la saggezza, la chiara luce, sta a indicare l’unificazione dei due kaya, l’ottenimento di un corpo santo e di una santa mente. Il trono, il loto e il sole insieme possono significare i tre aspetti principali del sentiero: rinuncia, bodhicitta e vacuità. Non ho trovato una spiegazione che includa il trono, ma tale significato è possibile.
Quando vi rivolgete a guru Dorje Khadro, pensate che c’è questo aspetto irato, ma ciò che esso rappresenta è la trasformazione del guru assoluto e relativo. Dorje Khadro è la trasformazione del guru relativo che, a sua volta, è la trasformazione del guru assoluto. La parola ‘guru’ sta per entrambi gli aspetti, assoluto e relativo; quello relativo è riferito soltanto alla forma che noi percepiamo, la forma ordinaria, ricavata dal guru assoluto. Qui si dice che tale è il modo in cui bisogna meditare.
Come nella visualizzazione della Guru Puja o del campo dei meriti del Rifugio, guru Vajra Daka è circondato dai Tre Gioielli, e da tutti i Buddha: ci sono tutti i lama del lignaggio, i Buddha nell’aspetto delle divinità delle quattro classi del tantra, e nell’aspetto secondo i sutra, i mille Buddha di questa era fortunata, i sette Buddha della Medicina, i trentacinque Buddha della Confessione, poi gli arhat, i daka, le dakini e i protettori.
Di fronte a ogni Buddha potete visualizzare ognuna delle loro realizzazioni, dell’aver compreso parole e significati, nell’aspetto dei testi. Questo è come va visualizzato il campo dei meriti del Rifugio. Dietro a lama Dorje Khadro ci sono tutti i testi, graziosamente ordinati uno sopra l’altro, con visibili solo i titoli sulle estremità delle stoffe di broccato che li avvolgono, come è d’uso tenerli nei monasteri tibetani. Comunque voi visualizziate, pensate che si tratta dell’oggetto di rifugio del Dharma, ossia delle comprensioni e realizzazioni di tutti i Buddha, nella forma di scritture.
Con un sentimento di paura (potete chiamarla paura valida, o paura che comprende) e di pentimento, prendete rifugio. Provate paura perché voi e tutti gli esseri senzienti intorno state sperimentando in generale le sofferenze dell’esistenza ciclica, e in particolare quelle degli esseri trasmigratori degli inferni. Avete paura di questo risultato e delle sue cause, di sperimentarlo adesso, e di averlo sperimentato in un passato senza inizio. Generate questa sensazione di paura e, con essa, la fede che tale oggetto di rifugio ha il potere di guidare voi e tutti gli esseri senzienti oltre queste paure proprie delle verità della sofferenza e della causa della sofferenza. Le cadute e il karma negativo sono la verità della causa della sofferenza. Dovreste sentirvi come un paziente molto gravemente ammalato, che sta rischiando di morire, che si affida senza riserve al più qualificato dei dottori, mettendo la propria vita nelle sue mani.
Affidandovi completamente ai Tre Gioielli, prendete ora rifugio:
Sanghie cio dang tsog chi ciog nam la
giang ciub bardu dag ni chiab su ci
“Fino all’illuminazione prendo rifugio
nel Buddha nel Dharma e nel Sangha”.
Poi, generate la mente di bodhicitta:
da ghi gin sog ghi pe sonam chi
dro la pencir sanghie drub par sciog
“A causa dei meriti da me creati attraverso la pratica della generosità e delle altre perfezioni, possa io ottenere lo stato di un buddha, allo scopo di beneficiare tutti gli esseri trasmigratori”.
Voi state pensando: “Mi impegnerò a praticare correttamente le azioni di un buddha, come le sei paramita e così via”. Se fate la preghiera così, non è la generazione di un semplice pensiero di aspirazione, ma si tratta di un pensiero relativo all’impegno. Bodhicitta è suddivisa in due: dell’aspirazione e dell’impegno, e questa preghiera le comprende entrambe, se la recitate in questo modo.
Per generare la mente dell’illuminazione, prima si sviluppa il pensiero che si assume la responsabilità di liberare tutti gli esseri senzienti dalle oscurazioni e di condurli all’illuminazione, quindi sorge la domanda: “Ma come?”, ed ecco allora che arriva la soluzione, il pensiero dell’illuminazione. Bodhicitta mette insieme due pensieri: quello di assumersi la responsabilità di lavorare per gli altri esseri senzienti e di condurli all’illuminazione, e quello per il quale il solo metodo per poterci riuscire è che noi stessi la si ottenga; quest’ultimo è la bodhicitta dell’impegno.
Pensiamo: “Allo scopo di ottenere l’illuminazione, mi accingo ad intraprendere la pratica di Dorje Khadro. Per rendere maggiormente possibile l’effettivo raggiungimento dell’illuminazione e la generazione del sentiero, ho bisogno di purificare tutte le oscurazioni. Ecco perché mi impegnerò ora in questa pratica”.
Dopo aver preso rifugio e generato bodhicitta, gli oggetti di rifugio si dissolvono in luce blu e si assorbono nel punto centrale fra le vostre sopracciglia.
Così si concludono i preliminari.
La parte successiva si riferisce alla sezione della pratica effettiva.
LA PRATICA EFFETTIVA
La prima parte è composta da quattro pratiche:
1) eliminare le interferenze dal fuoco,
2) purificare il fuoco nella vacuità,
3) generare il fuoco nell’aspetto della divinità,
4) porgere offerte e lodi a Dorje Khadro.
1. Eliminare le interferenze dal fuoco
Si reciti il mantra OM VAJRA AMRITA KUNDALI HANA HANA HUM PHE.
Questo è il mantra per eliminare le interferenze. È il comune mantra che viene utilizzato in tutte le quattro classi del tantra ed è usato spesso in quelle inferiori. È il mantra della divinità Dutsi Khilwa, che credo si trovi nella raccolta Ringiung Gyatsa. Il mantra invoca Vajra Amrita Kundali (il nome sanscrito della divinità) per ‘controllare, controllare, distruggere, distruggere’, e penso che questo sia il significato generale abbreviato del mantra.
Mentre recitate il mantra, dovreste fare questa meditazione: dal vostro cuore si genera la divinità irata Amrita Kundali. Il suo santo corpo è di colore verde-blu, e ha un volto e due braccia. Con la mano destra tiene un vajra variegato (un doppio vajra di diversi colori), con la sinistra tiene la campana. È adorno di ornamenti terrifici, ed emette fiamme dal suo santo corpo.
Nel caso di Buddha pacifici, come Shakyamuni Buddha, vengono emanati raggi, mentre i protettori e le divinità irate emettono fiamme. L’emanazione di innumerevoli fiamme dal santo corpo, indica che si tratta di una manifestazione irata; comunque non sono fiamme ordinarie, ma la loro essenza è identica a quella dei raggi, ossia è la saggezza trascendentale della divinità stessa, che viene emessa in quelle forme. Nelle thanghe e nei dipinti i raggi provengono solo dal fondo in avanti, ma in realtà sono emessi da tutto il santo corpo, la qual cosa però non può essere resa con il disegno. S.S. Zong Rinpoce era solito dire spesso che le fiamme sono appunto emesse dall’intero il corpo divino.
Innumerevoli divinità irate di Amrita Kundali sono generate ed emanate dal vostro cuore, e vanno ad eliminare le interferenze all’offerta bruciante che dimorano nel fuoco, e che così risultano distrutte. Vengono emanati milioni e milioni di Amrita Kundali, che scacciano tutte le interferenze al di là di questa terra e le annientano. Poi tutte queste divinità vengono riassorbite al vostro cuore, da dove erano state emanate.
2. Purificare il fuoco nella vacuità
Si reciti il mantra OM SVABHAVA SHUDDA SARVA DHARMA SVABHAVA SHUDDHO HAM. OM rappresenta i santi corpo, parola e mente di tutti i Buddha. Quando AH, O e MA, che stanno ad indicare il corpo, parola e mente vajra di tutti i buddha, sono messe insieme, esse formano la OM.
Meditando e acquisendo la completa realizzazione di ciò che è spiegato in relazione al significato del resto del mantra, il vostro corpo, parola e mente impuri vengono purificati, e trasformati quindi nei santi corpo, parola e mente vajra di un buddha.
SVABHAVA vuol dire ‘natura’, SHUDDHA ‘puro’, SARVA DHARMA ‘tutto l’esistente’.
Qui DHARMA significa ‘ciò che esiste’, e SARVA significa ‘tutto’. Poi c’è SVABHAVA SHUDDHO HAM, ossia ‘quella natura pura sono io’. Questo è il significato preciso del mantra. Mettendo insieme tutte le parole il suo significato completo è: “Tutti i fenomeni esistenti sono puri per natura, e di quella natura pura sono anch’io”.
Quando recitate il mantra, meditate sul significato. Guardando il fuoco, pensando al fuoco, lo si considera un fuoco che non è meramente etichettato, ma esistente di per sé: c’è un fuoco veramente esistente, che in effetti però non esiste, ma è vuoto; poi c’è il fuoco ordinario, l’apparenza di un fuoco ordinario. Ci sono due tipi di visioni impure: una è la visione di un fuoco ordinario, l’altra di un fuoco veramente esistente, ed entrambi diventano vuoti. Il fuoco diventa vuoto lì dove appare; diventa vuoto proprio lì.
Concentratevi intensamente sulla vacuità del fuoco. È simile a quanto ho menzionato nel commentario alla pratica degli tsa-tsa. Il punto, vedete, è pensare che la vostra saggezza trascendentale che ha la visione della vacuità si genera in Vajra Daka.
3. Generare il fuoco nell’aspetto della divinità
INSERIRE FOTO DI DORJE KHADRO
Questo punto ha quattro sottodivisioni di base:
a) il ramo dell’approssimarsi, che è la generazione dell’essere samaya, ossia essere dell’impegno
b) il ramo dell’approssimarsi all’ottenimento, che è la benedizione dei tre posti di corpo, parola e mente
c) il ramo dell’ottenimento, che è l’entrata della saggezza trascendentale
d) il ramo del grande ottenimento, che è il conferimento dell’iniziazione e il porre il sigillo con il signore della famiglia, ossia con uno dei Dhyani Buddha.
a) Il ramo dell’approssimarsi.
Mentre siete concentrati sulla vacuità, inamovibili e non distolti da tale concentrazione, quella saggezza che realizza la vacuità sperimenta una grande beatitudine. Essa realizza la vacuità e sperimenta grande beatitudine: questa è l’essenza.
Adesso questa saggezza si manifesta in un fuoco estremamente fiammeggiante di forma triangolare. Al suo centro c’è una blu sillaba HUM, che è fatta di luce essa stessa; poi cambia da quella forma, si dissolve in luce e si manifesta come un vajra blu a cinque raggi, le cui punte non si toccano. Ci sono diversi tipi di vajra: alcuni hanno i raggi che si toccano completamente, mentre in altri i raggi a metà lunghezza si piegano all’infuori, e sono i vajra irati. Visualizzate uno di questi, blu, in posizione verticale. Il centro del vajra, dove c’è la sferetta, è ornato internamente da una blu HUM, e istantaneamente si trasforma nel santo corpo del furioso Dorje Khadro.
Lo scopo di generare la divinità in questo modo, con all’inizio la sillaba, poi il vajra con la sillaba HUM, e quindi il santo corpo completo, è spiegato dal Lama Kentsun Yonten Ghiatso. Egli dice che la prima HUM rappresenta i venti psichici e la mente estremamente sottili, il vajra che scaturisce da questa sillaba rappresenta la mente grossolana, la HUM al centro del vajra rappresenta la parola grossolana, e la generazione del santo corpo completo rappresenta il corpo grossolano e l’averlo purificato. Vengono purificati gli impuri ordinari venti e mente sottili, la mente e la parola grossolane e infine il corpo grossolano.
Non state purificando gli impuri ordinari venti e mente sottili, e la mente, parola e corpo grossolani di Dorje Khadro, ma i vostri. Non dovete pensare di purificare Dorje Khadro! Un altro Lama spiega che il processo debba anche messo in relazione con il vostro proprio Dorje Khadro del momento del risultato: “Questi sono i miei futuri santa mente, santa parola e santo corpo del momento del risultato!”
Il santo corpo di Dorje Khadro è di un blu-nero intenso, come le scure nuvole di pioggia. Ha tre occhi molto rossi e tondi. Ha due braccia, la mano destra tiene un vajra irato blu a cinque raggi, e la sinistra tiene una campana fatta di un materiale speciale, il namciak, un tipo di ferro molto resistente che, a causa delle particolari condizioni atmosferiche, gocciola dal cielo quando ci sono i fulmini. Entrambe le mani sono nel mudra del pugno vajra, unite dorso contro dorso, con i mignoli uniti e gli indici puntati fuori nel gesto della minaccia.
Ciò è detto ‘vincolare nel mudra dell’hungdse’, e lo si trova nelle autoiniziazioni come quella di Vajrayoghini.
La sua santa bocca è aperta e rivolta verso lo spazio, con la lingua larga, rotonda e arrotolata. Ha un aspetto glorioso e magnifico, quattro zanne molti sottili ed affilate, e ringhia.
Cinque teschi seccati coronano il suo capo, e la dimensione di ogni teschio è della larghezza di cinque dita di Dorje Khadro. La loro grandezza dipende da quanto grande visualizzate Dorje Khadro. Fra i cinque teschi ci sono due ghirlande di vajra neri. Così come i grani di una mala sono tenuti insieme dal filo, qui i teschi sono tenuti insieme da queste ghirlande di vajra neri, una più in alto e l’altra in basso. Gioielli a punta adornano la sommità di ogni teschio, come gli ornamenti al capo di Tara. Dalla bocca di ogni teschio pendono gli ornamenti tawa tace: i tawa sono quelli che stanno attorno e pendono fra le bocche di ogni teschio, i tace sono quelli che pendono direttamente verso il basso. Dorje Khadro porta una collana di cinquanta teste umane fresche, gocciolanti di sangue e tenute insieme con intestini umani.
Indossare ossa e intestini può apparire ridicolo, ma hanno tutti un profondo significato. Anche solo visualizzare questi materiali è di grande beneficio per la mente; conoscere il significato e visualizzare tali sostanze e ornamenti è molto efficace. Per esempio, i cinque teschi rappresentano i cinque Dhyani Buddha. Per coprire la parte inferiore del suo santo corpo, indossa una gonna di pelle fresca di tigre, con la parte del pelo rivolta all’esterno e gli arti e la testa ancora attaccati; la testa è a destra; la pelle è fresca e non degenerata. I santi arti di Dorje Khadro sono corti e grassi. Egli ha uno stomaco grande e cadente. I suoi capelli sono arancioni e ondeggiano verso l’alto, davvero meravigliosi. Le sue sopracciglia e i baffi sono fiamme arancioni. Il suo santo volto è molto mutevole, con rughe d’ira tra le sopracciglia. Ha tutti gli attributi di un aspetto irato e arrogante, ed è estremamente coraggioso nel distruggere le oscurazioni e il karma negativo degli esseri senzienti, non tralasciando neppure la più piccola macchia.
Non è seduto con le gambe incrociate, ma esse sono in una sorta di postura a forma di cerchio, con le ginocchia che sembrano le ali di un cigno. Le caviglie non si toccano, con la distanza di circa una spanna fra loro.
b) Il ramo dell’approssimarsi all’ottenimento.
Questa è la benedizione dei tre posti.
Visualizzate alla cima del capo di Dorje Khadro un disco di luna sul quale c’è una OM bianca, la cui essenza è il santo corpo vajra; alla sua gola un fiore di loto con una Ah rossa, la cui essenza è la santa parola vajra; e al cuore un disco solare con una HUM blu, la cui essenza è la santa mente vajra.
c) Il ramo dell’ottenimento.
È l’entrata della saggezza trascendentale.
Mentre recitate quella parte della preghiera, visualizzate che dal cuore di Dorje Khadro sono emanati raggi di luce rossi nell’aspetto di uncini, che invitano gli esseri di saggezza trascendentale, i quali si assorbono e diventano non duali. Gli esseri di saggezza trascendentale, che in aspetto sono simili all’essere samaya che avete generato di fronte a voi, vengono invitati dalla loro dimora naturale, e contemporaneamente anche i cinque Dhyani Buddha.
Perché si dice ‘che invitano gli esseri di saggezza dalla loro dimora naturale’? Come ho detto all’inizio, Vajra Daka o Dorje Khadro, significa che la grande beatitudine pervade tutta la natura assoluta; essa percepisce direttamente la natura assoluta e, come avendo messo acqua nell’acqua, è inseparabile da tutte le vacuità.
Voi invitate la saggezza trascendentale da quella dimora naturale. ‘Naturale’ si riferisce alla vacuità di tutte le vacuità, e ‘dimora’ alla saggezza trascendentale che dimora stabilmente nella vacuità: non si separa mai dalla vacuità, è unificata ad essa per sempre. Ebbene, voi invitate la saggezza trascendentale da quello stato.
Poi c’è il mantra DZA HUM BAM HO.
Quando dite DZA la saggezza trascendentale viene agganciata sul capo dell’essere samaya Dorje Khadro. Quando dite HUM la saggezza trascendentale entra nell’essere samaya. Con BAM essi diventano inseparabili, un tutt’uno. Alla HO Dorje Khadro è estremamente compiaciuto, e possiede la saggezza trascendentale.
Ci sono dei mudra per ogni sillaba del mantra.
Si invita la saggezza trascendentale perché ciò aiuta gli esseri ordinari come noi a generare più fede nella mente riguardo all’effettiva esistenza della divinità.
d) Il ramo del grande ottenimento.
Si riferisce al conferimento dell’iniziazione e al porre il sigillo sul capo.
Le divinità iniziatrici, i cinque Dhyani Buddha, sono gia state invitate con gli esseri di saggezza e ora conferiscono l’iniziazione a Dorje Khadro. Alla cima del capo di Dorje Khadro c’è Buddha Akshobhya. Normalmente, quando si ricevono iniziazioni come Yamantaka, nella parte relativa alle iniziazioni dei cinque Dhyani Buddha, quando c’è un certo Dhyani Buddha sul capo lo visualizzate al centro e tutti gli altri intorno. Quello è il modo di meditare ogni volta.
Alla cima del capo di Dorje Khadro c’è Akshobhya, il signore della sua famiglia.
Quali che siano gli innumerevoli aspetti pacifici o irati dei Buddha, essi sono tutti compresi nei cinque Dhyani Buddha, e Dorje Khadro fa appunto parte di quella di Akshobya. Questi cinque possono poi anche essere raggruppati in tre: Vairociana, come rappresentazione del santo corpo vajra, Amitabha della santa parola vajra, e Akshobhya della santa mente vajra. Ancora, tutti e tre possono infine essere compresi in Vajradhara.
Quando ogni essere senziente diventerà illuminato lo sarà in una delle famiglie (o lignaggio) dei cinque Dhyani Buddha. La famiglia nella quale otterrete l’illuminazione è mostrata quando prendete un’iniziazione. Quando offrite il fiore, infatti, una particolare divinità del mandala rivela in quale famiglia di Buddha avete il karma di illuminarvi, e il relativo nome che viene dato a voi discepoli, indica che se praticate quel particolare Dhyani Buddha, o qualsiasi divinità di quella famiglia, otterrete velocemente l’illuminazione. Questo perché avete una maggiore connessione karmica con quel particolare Buddha e la sua famiglia.
Così, ora, Akshobhya è al centro, e gli altri Dhyani Buddha sono intorno. Sono semplicemente lì. Le divinità femminili tengono dei vasi pieni di nettare, e tutte loro conferiscono l’iniziazione a Dorje Khadro con esso. Il nettare in eccesso fuoriesce dalla sommità del capo di Dorje Khadro e si trasforma in Akshobya. Dorje Khadro non ha nulla da purificare: questa tecnica di meditazione, il pensare in questo modo, serve a purificare le vostre proprie macchie. Non c’è ragione di porgere l’offerta del bagno al Campo dei Meriti, perché i santi corpi dei Buddha non sono grossolani e sporchi come i nostri. Loro non hanno i nostri stessi motivi di doversi lavare, ma noi offriamo loro l’abluzione per purificare noi stessi e gli esseri senzienti. Quindi pensate allo stesso modo ora: il santo corpo di Dorje Khadro è riempito con l’acqua del vaso e tutte le impurità vengono purificate.
E così come non hanno bisogno di lavarsi, i Buddha non hanno neppure bisogno di offerte. Se offriamo oggetti di godimento a noi stessi, come cibo, bevande, vestiti, musica e begli ambienti, spinti da interesse mondano, da attaccamento alla felicità di questa vita, tutto diventa non-virtù e causa del samsara; se lo facciamo spinti dall’attitudine autogratificante, e non per il benessere degli esseri senzienti, non diventa la causa dell’illuminazione. Se quegli oggetti sensoriali sono usati e goduti con la concezione errata della vera esistenza, ciò diventa la causa principale del samsara. Se il godere degli oggetti dei sensi non è pervaso dalla giusta visione e dalla consapevolezza dell’originazione dipendente, dal pensiero di rinuncia al samsara e da bodhicitta, tale godimento non diventa il rimedio per tagliare la radice del samsara, non diventa la causa della liberazione per se stessi, e non diventa causa dell’illuminazione, bensì diventa proprio l’opposto: tutte le cose indesiderabili.
Quando offriamo cibo, bevande, vestiti, profumi, ambienti e qualsiasi altra cosa al Campo dei Meriti, tutto diventa causa di felicità. Voi offrite tutti questi piaceri ai Buddha, o visualizzandoli di fronte a voi, o facendo offerte alle statue. E poiché viene fatta a loro, ogni singola offerta di piacere diventa la causa per il vostro ottenimento dell’illuminazione, per porre fine a tutte le oscurazioni, e per acquisire tutte le qualità e le realizzazioni di un buddha.
Non è che Buddha soffra se non gli vengono offerti tutti questi oggetti di piacere, che sia infelice senza profumi o tutte le altre cose. Non è così! Buddha non ne ha bisogno, e senza di essi non soffre, ma ciò che succede è che quando li offrite loro, voi accumulate infiniti meriti. Ricordando i Buddha, ciò che diamo a noi stessi – dal momento che usiamo comunque tutte queste cose – diventa causa di meriti inconcepibili. Fate offerte ai Buddha meditando su voi stessi come la divinità, generando Buddha di fronte, oppure facendo offerte a una manifestazione materiale del santo corpo di Buddha, come una statua, e accumulerete allora infiniti e inconcepibili meriti.
Questa è la ragione per cui in tutte le sadhane e nelle pratiche di meditazione sulle divinità, Buddha ha posto il metodo di fare offerte. La meditazione basilare su dharmakaya, sambogakaya e nirmanakaya – quella relativa al primo stadio del tantra, lo stadio di generazione – è assolutamente connessa con queste pratiche di offerta. Le sadhane cominciano con le offerte, poi ve ne sono a metà, e così pure alla fine. L’intera pratica è un metodo abile di Buddha per guidare noi esseri senzienti ad accumulare la causa dell’illuminazione, dello stato in cui si sono esauriti tutti gli errori e portate a completamento tutte le realizzazioni.
Dunque, l’acqua in eccesso fuoriesce dalla sommità del capo di Dorje Khadro e si trasforma in Akshobya, che è di colore blu e tiene in mano un vajra e una campana.
4. Porgere offerte e lodi a Dorje Khadro
Se effettivamente avete preparato le offerte sull’altare, è necessario seguire la pratica generale di eliminare dapprima le interferenze che dimorano nelle offerte, tramite l’emanazione di divinità irate – in questo caso Vajra Kundali – e di purificarle poi nella vacuità.
Quindi generate di nuovo le offerte, che possiedono le tre qualità: nell’aspetto si presentano come le diverse sostanze d’offerta, in natura sono vuote, e come funzione hanno quella di far generare grande beatitudine in chiunque riceva l’offerta, ossia una beatitudine infinita e straordinaria. Poi si reciti OM AH HUM per tre volte, benedicendo le offerte nell’essenza dei tre vajra – i santi corpo, parola e mente vajra di Buddha. Questo modo di benedire è in accordo al mahanuttarayoga tantra, dal momento che Dorje Khadro è una pratica di mahanuttarayoga tantra, ma se le offerte sono visualizzate solo mentalmente e non fatte materialmente sull’altare non occorre benedirle con questo rituale.
Per porgere effettivamente le sostanze, dal vostro cuore emanate innumerevoli divinità femminili delle offerte – e non solo una – che le offrono.
È bene anche visualizzare che ogni divinità diventa essa stessa un’offerta per i sei sensi. Se potete meditare in questo modo, si accumulano molti più meriti, infatti più sono le qualità che potete visualizzare nelle divinità e nelle sostanze offerte a Buddha, più sono i meriti che accumulate. Vale la stessa cosa anche per le divinità nell’offerta del mandala. Perciò immaginate che i loro corpi emanino un profumo fragrante che viene offerto al senso dell’olfatto di Buddha, la loro bellezza sia un’offerta alla vista, e che esse intonino incantevoli melodie e lodi come offerta per l’udito. Più riuscite a pensare così, più meriti accumulerete. Queste offerte sono fatte attraverso la concentrazione e la recitazione dei mantra di offerta, e se contemporaneamente eseguite anche i mudra, essi saranno ancora maggiori. Prima schioccate le dita all’altezza del vostro chakra del cuore, ed emanate le divinità dalla sillaba che vi è posta, quale che sia la divinità in cui vi siete generati all’inizio. Lo schioccare le dita è per ricordarci della vacuità e dell’originazione dipendente: l’offerta viene etichettata come tale in dipendenza da chi offre, dall’azione dell’offrire e dall’oggetto di offerta. Coloro a cui si porgono le sostanze costituiscono il campo dei meriti, ossia sono dei referenti santi, quindi l’azione è offrire e non fare carità; per via di tale azione le sostanze diventano oggetti di offerta, e voi siete il soggetto che offre, e per tale dipendenza di ciascuno dagli altri, un’offerta è meramente designata. Il soggetto che offre, l’azione di offrire e l’oggetto di offerta, sono interdipendenti, per cui non c’è nessun soggetto che offre, nessuna azione dell’offrire e nessun oggetto di offerta che esistano dalla loro parte: ciò che appare come esistente dalla propria parte è vuoto. Schioccare le dita serve appunto a ricordarvi della vacuità e dell’originazione dipendente delle tre sfere (dell’offerta).
Per ARGAM emanate innumerevoli deità che portano acqua da bere, e ciò fa generare all’istante grande beatitudine e vacuità nella mente del guru Dorje Khadro. Ogni volta che facciamo offerte, ogni volta che pensiamo a Buddha, è molto buono ed efficace per la mente ricordarsi e relazionarsi sempre al guru, e in questo modo tutto diventa una pratica di guru yoga. Ogni Buddha, perfino voi stessi trasformati nella divinità, è il guru: l’essenza di guru Tara, di guru Vajrabhairava, anche di voi stessi trasformati nella divinità, è il guru. Sua Santità Zong Rinpoce diede questo profondo consiglio: “Quando abbiamo l’apparenza del guru, l’essenza è la divinità; quando abbiamo l’apparenza della divinità, l’essenza è il guru. Facendo la pratica del guru yoga del pensare che l’essenza del guru è Buddha, riceverete maggiori benedizioni, ed eliminando le impure apparenze ordinarie del guru e visualizzandolo nella pura forma di un divino aspetto di Buddha, otterrete le benedizioni più velocemente. Se non pensate alla divinità come al guru, le benedizioni saranno come le corna di un coniglio”. È comunemente risaputo che i conigli non hanno le corna, e proprio perché le corna dei conigli non esistono, in tutti i testi filosofici questo viene spesso usato come esempio di non-esistenza.
Se l’essenza della divinità, cioè il guru, manca, le benedizioni sono come le corna di un coniglio. Il punto di quanto vi sto dicendo è che si tratta del modo più efficace e veloce di accumulare il più grande numero di meriti, e di portare a compimento tale opera. E quando avrete completato tale accumulazione, a quel punto raggiungerete l’illuminazione.
Quando fate la pratica dello yoga del mangiare visualizzate una divinità, ma è sempre molto utile avere consapevolezza del guru. La divinità è la saggezza trascendentale non duale di beatitudine e vacuità, il dharmakaya, che è il guru assoluto. Naturalmente senza quel guru non c’è modo di meditare correttamente, e di generare voi stessi nella divinità. Anche se state visualizzando la divinità esternamente, in realtà si tratta del guru assoluto. L’essenza della deità è il dharmakaya, la saggezza trascendentale di beatitudine e vacuità non duali. Tutti questi miliardi di diversi Buddha e divinità, con qualsiasi nome vengano chiamati, sono tutti la stessa cosa: la saggezza trascendentale di beatitudine e vacuità non duali, che è il guru assoluto. Mantenendo la consapevolezza che sono una sola cosa, che quelle divinità e guru che appaiono in forme ordinarie a dare iniziazioni e insegnamenti su sutra e tantra sono un tutt’uno, con questa consapevolezza fate le offerte.
Credo di avere già spiegato negli insegnamenti di Gaden Lha Ghiema che anche quando fate offerte di incenso, acqua, luci o qualsiasi altra cosa alle sacre statue e immagini di Buddha nella vostra camera, dovreste pensare che tutte queste sono manifestazioni del guru: “Il guru si manifesta in tutte queste forme per guidarmi, per condurmi all’illuminazione. Soltanto perché io accumuli meriti, lui si è manifestato in oggetti materiali, come statue e dipinti, che hanno l’aspetto delle divinità”. Allora ogni volta che facciamo le offerte ciò diventa una pratica di guru yoga, e si ricorda l’immensa gentilezza del guru. Ogni singola volta che si accumulano meriti si è connessi con il guru, quindi riconoscete e ricordate tale gentilezza.
L’essenza di quanto sto cercando di dirvi è che se offrite una ciotola di cibo, una caramella o un bicchiere d’acqua ai pori del guru, ai suoi discepoli, parenti, amici e perfino ai suoi animali, i meriti sono maggiori che il fare offerte a tutti i Buddha e alle rappresentazioni dei Buddha dei tre tempi. Tenete a mente che offrire qualcosa, qualsiasi cosa, non importa quanto, a un discepolo che ha lo stesso guru, produce incredibili e inconcepibili meriti, molti di più che fare offerte a tutti i Buddha e Bodhisattva viventi, e a tutti gli oggetti sacri, come le statue, e già il numero delle statue esistenti è incalcolabile. Quindi potete vedere che il guru è il più grande, il più alto oggetto di accumulazione di meriti. Se addirittura il fare offerte ai suoi discepoli è di una tale portata, non ci sono dubbi riguardo al fare offerte al guru. Anche il ricevere e mettere in pratica i consigli e gli insegnamenti che vengono dati, fare la pratica del guru yoga e il servirlo sono la stessa cosa. Perciò, quotidianamente, quando fate la pratica dello yoga del mangiare visualizzando voi stessi come la divinità, quando fate le sadhane o le offerte sull’altare nella vostra camera, ricordatevi sempre del guru e poi offrite; si tratterà di un’accumulazione di meriti incredibilmente maggiore. Questo è il punto di quanto sto cercando di chiarire ed enfatizzare.
Se fate le offerte pensando solo alla divinità, solo a Shakhyamuni Buddha, ciò è incredibilmente meritorio, ma lo è molto di più se vi ricordate l’essenza del guru. Come è spiegato negli insegnamenti del Paramitayana e del Tantra, l’illuminazione e un’illuminazione veloce sono semplicemente una questione di abilità individuale del praticante: dipende da quanto abilmente il praticante purifica e accumula meriti. Ricordarsi del guru è il più grande e vasto metodo per accumulare meriti in pochi secondi, inoltre beneficia la mente in molti modi diversi. Praticando così il guru yoga c’è sempre l’apparenza del guru, e quindi anche se fisicamente siete molto lontani non siete mai separati da lui.
Perciò quello è il guru Dorje Khadro, e fate le offerte con questa consapevolezza.
Dopo aver prodotto beatitudine e vacuità nella santa mente del guru Dorje Khadro, le divinità femminili si riassorbono nella sillaba al chakra del cuore. Appena si riassorbono schioccate ancora le dita. Questo suono è facile da capire: esiste perché originato dipendentemente. Senza aver messo insieme tutte le condizioni e la designazione, senza l’incontro delle dita, il suono non può esistere. Ed è usato come esempio proprio perché facile da capire; funziona allo stesso modo della pratica delle offerte.
La seconda offerta è PANDIAM, e il mudra è quello di lavare i piedi. Per l’offerta di fiori, PUBE, il mudra è simile allo spargere fiori. Per DUPE, l’offerta olfattiva di incenso, il mudra rappresenta il gesto di gettare inenso nel braciere. ALOKE è l’offerta di luce agli occhi. GHENDE, è l’acqua profumata offerta al cuore, per la santa mente. NEUINDE, il dolce, è offerto alla lingua; piegate i due indici mentre eseguite il mudra. Infine per SCIAPTA, la musica, il mudra è come suonare i cimbali.
Emanate le divinità schioccando le dita, fate i mudra dell’offerta e poi schioccate le dita un’altra volta. Ogni offerta è illimitata, e quanto più estese riuscirete a pensarle tanto maggiori saranno i meriti.
Per la lode qui non c’è una preghiera tibetana, ma voi dite:
“A te Vajra Akshobya, saggezza suprema,
sfera di vajra, e così grande saggio,
con i tuoi tre vajra di corpo, parola e mente che sono i tre mandala,
a te Dorje Kadro, che hai tale trascendentale saggezza, mi prostro”.
A te Vajra Akshobya.
Akshobhya – Mikyo Dorje – è il nome di uno dei Dhyani Buddha.
Purificando l’aggregato impuro della coscienza, questo si trasforma in Akshobhya.
Nella pratica del tantra, e in particolare nell’interazione fra lo stadio di generazione e del completamento del mahanuttarayoga tantra, ci sono quattro tipi principali di iniziazioni che si ricevono: del vaso, segreta, della saggezza, e della parola o iniziazione assoluta. Durante l’iniziazione del vaso, ci sono le iniziazioni dei cinque Dhyani Buddha, poi c’è l’iniziazione del vajra guru.
Quando ricevete l’iniziazione di Akshobhya, questa lascia la potenzialità nella mente, o sull’‘io’, di purificare l’aggregato impuro della coscienza, di purificare l’ignoranza e realizzare Akshobhya. Ricevere l’iniziazione di Vairociana pianta nella mente i semi per purificare l’aggregato impuro della forma e per realizzare il Dhyani Buddha Vairociana. Prendere l’iniziazione di Amitabha lascia un’impronta sulla coscienza per purificare l’aggregato impuro della discriminazione e per realizzare Amitabha. La potenzialità va a depositarsi sulla coscienza, per questo si dice che ‘l’impronta è lasciata sull’’io’. Prendere l’iniziazione di Ratnasambhava mette la potenzialità per purificare l’aggregato impuro della sensazione e realizzare Ratnasambhava. Prendere l’iniziazione di Amogasiddhi mette la potenzialità per purificare l’aggregato impuro dei fattori di composizione e realizzare Amogasiddhi. L’aggregato dei fattori di composizione è costituito da tutti i rimanenti fattori mentali, tolte quindi la sensazione e discriminazione, e che non sono coscienza (le sei principali).
Quando riceviamo le iniziazioni dei cinque Dhyani Buddha, queste lasciano inoltre le potenzialità per purificare e far cessare le cinque afflizioni mentali quali l’ignoranza, l’attaccamento, l’odio, l’orgoglio e la gelosia e per acquisire le cinque saggezze trascendentali. Il vantaggio che deriva dal prendere ripetutamente le iniziazioni, è, quindi, che l’impronta diventa sempre più forte. Se voi piantate sempre più semi ciò risulta più potente, e così diventa più veloce far cessare questi aggregati impuri e ottenerne la trasformazione negli aggregati puri dei Dhyani Buddha.
Ci sono gli stessi vantaggi nel prendere ripetutamente le iniziazioni segreta, della saggezza e della parola. Ogni volta che prendete i quattro tipi di iniziazioni del Mahanuttarayoga Tantra, ciò purifica anche il più pesante karma negativo dell’aver rotto i voti radice del tantra. Se la mente è coperta e macchiata sempre di più dalle oscurazioni, cadute e negatività, non c’è possibilità di realizzazioni, e diventa sempre più difficile riuscire a ottenerle. Questo è un altro grande vantaggio derivante dal prendere le iniziazioni più volte: ciò purifica molti degli ostacoli pesanti e li rende sempre più sottili, anche se gli ostacoli sono già stati accumulati; si tratta di un metodo molto abile per generare il sentiero delle realizzazioni.
Ritornando alla spiegazione delle parole della lode, Akshobhya significa ‘inamovibile’, senza possibilità di essere disturbato da afflizioni. E non solo sono cessati per lui i pensieri disturbanti, ma perfino le oscurazioni sottili – quelle impronte depositate che ostacolano l’ottenimento della mente che tutto conosce – sono purificate e completamente eliminate. Non c’è modo che le afflizioni possano sorgere ancora nella mente di Akshobhya e che danneggino come fanno con noi, distruggendoci e sopraffacendoci, senza lasciarci la libertà di fare ciò che desideriamo. Noi siamo spinti dalle afflizioni, i Buddha no! Quando entriamo in contatto con i diversi oggetti siamo colpiti, disturbati e sopraffatti da rabbia, attaccamento, ignoranza, gelosia, orgoglio e visioni errate. Poiché non abbiamo ancora rimosso il seme dei pensieri disturbanti dentro di noi, e poiché non applichiamo con continuità gli antidoti e non osserviamo costantemente la mente, siamo spinti e sopraffatti dalle afflizioni; al contrario, Akshobhya non ne è toccato.
Con vajra si intendono i santi corpo, parola e mente vajra dei Buddha.
Come ho detto prima, tutti i Buddha sono compresi in questi tre vajra di santo corpo, parola e mente. Nello specifico, tutti i santi corpi dei Buddha sono rappresentati da Vairociana, tutte le sante parole dei Buddha da Amitabha, e tutte le sante menti da Akshobya.
Akshobhya è chiamato Vajra perché è la manifestazione della santa mente di tutti i Buddha, la saggezza suprema di beatitudine e vacuità non duali, che è il significato definitivo di vajra.
Si dice ‘saggezza suprema’, e non semplicemente ‘saggezza’, perché già gli yogi arya del secondo stadio del tantra che non sono ancora illuminati, ma hanno realizzato il sentiero della corretta visione e il sentiero della meditazione, hanno la saggezza. Essi hanno ottenuto la saggezza trascendentale e la beatitudine nata simultaneamente, che si sperimenta attirando le arie da tutti i canali nel canale centrale e facendovele assorbire. Procedendo via via nei venticinque assorbimenti, si sperimenta la chiara luce. La mente sottile della chiara luce sperimenta la saggezza trascendentale della beatitudine nata simultaneamente. Gli yogi che hanno sperimentato la chiara luce dell’esempio e del significato, e poi l’unificazione, hanno la saggezza della chiara luce, ma non la saggezza suprema. La saggezza suprema è la saggezza della chiara luce ultima, quella saggezza trascendentale della chiara luce che è completamente separata perfino dalla visione dualistica sottile, e non ha neanche la più piccola macchia.
Sfera di vajra.
Vajra è la saggezza suprema. Fate riferimento alle parole dette prima: la suprema saggezza trascendentale, la chiara luce ultima. Sviluppando questa saggezza trascendentale di chiara luce sempre di più finché non ci sarà più nulla da sviluppare, otterrete il vajra. Questa è la saggezza della chiara luce ultima, che ha completamente eliminato la visione dualistica sottile. Sfera vuol dire che quel vajra, la saggezza trascendentale di chiara luce, mantiene la sua essenza, la sua propria natura. In altre parole, la saggezza trascendentale, il vajra della saggezza suprema, dimora nella chiara luce indissolubilmente dalla vacuità, come acqua versata nell’acqua: avendo tagliato completamente la visione dualistica sottile, è un tutt’uno, è di uno stesso sapore, è inseparabilmente una, con la vacuità della chiara luce. Proprio quella saggezza suprema, poiché detiene la sua stessa natura, è la sfera.
Così grande saggio.
Perché si dice ‘grande saggio’ o ‘estremamente saggio’? Perché il solo aggettivo ‘saggio’ potrebbe riferirsi anche agli esseri arya, i meditatori del sentiero della corretta visione e del sentiero della meditazione. Questi esseri arya hanno realizzato le due verità, ossia percepiscono direttamente la verità assoluta, sunyata, e la verità convenzionale. Ma mentre sono impegnati nella concentrazione di equilibrio meditativo univoco sulla vacuità non possono percepire la verità convenzionale, e mentre la verità convenzionale appare alle loro menti essi non possono impegnarsi nella concentrazione di equilibrio meditativo univoco sulla vacuità. Quando le loro menti dimorano nella vacuità, la visione duale non è più presente, non c’è separazione fra soggetto e oggetto, non sorge il pensiero: “Questa è la vacuità, e questa è la mente che medita“, ma quando essi sono nell’equilibrio meditativo univoco che si focalizza sulla vacuità, non possono percepire la verità convenzionale. D’altra parte, quando vedono la verità convenzionale – per esempio quando pensano ‘io’ – in quello stesso momento la mente degli esseri arya non può entrare in equilibrio meditativo univoco sulla vacuità dell’io. Se meditano sulla vacuità dell’io non possono pensare: “Io”, ossia non appare l’io, non appare la sua verità convenzionale. Perfino un essere arya non può impegnarsi nella meditazione di concentrazione univoca e simultaneamente nella meditazione susseguente, però realizza le due verità, e per questo viene comunque definito ‘saggio’.
Ora aggiungiamo l’attributo ‘grande’ a ‘saggio’. Grande si riferisce solo a un buddha. Perché? Perché un buddha non solo realizza le due verità ma, riferendoci all’io, quando egli vede la vacuità dell’io, allo stesso tempo percepisce anche l’io. Quella stessa mente percepisce entrambe le verità, ossia un’unica mente vede l’io e la vacuità dell’io. La santa mente di un buddha vede costantemente le due verità, per esempio l’io assoluto e l’io convenzionale. Lui vede ogni fenomeno esistente, che sono o verità ultima o verità convenzionale.
Soltanto un buddha può impegnarsi simultaneamente nella meditazione di concentrazione univoca e nella meditazione susseguente. Mentre egli dimora nella concentrazione univoca sulla vacuità della verità convenzionale, con quella stessa mente percepisce anche la verità convenzionale; un buddha ha delle qualità incredibili, inconcepibili, e la capacità di fare quello è una sua esclusiva prerogativa. Ecco perché si dice ‘così grande saggio’ e non semplicemente ‘saggio’. Ci sono enormi differenze tra i due appellativi.
Si può dire anche così: la mente di un buddha, che vede me, vede anche tutti gli altri esseri senzienti; quella stessa mente che vede me, vede tutti gli altri esseri. E ancora, la mente di un buddha, che legge i miei pensieri, legge anche la mente di tutti gli altri esseri. Se così non fosse, la mente di un buddha non sarebbe onnisciente, ed è quanto succederebbe se credeste che la mente di un buddha vedendo la vacuità dei momo non possa vedere i momo. Non si tratterebbe di una mente onnisciente, perché starebbe percependo solo la vacuità, e sarebbe perciò uguale alla mente di un arya, che sta ancora percorrendo il sentiero; non avrebbe nulla di superiore, nessuna qualità speciale.
Ma se quella mente vede tutti i fenomeni, perché è chiamata ‘la saggezza che vede la verità assoluta’? Perché la verità assoluta esiste solo per via dei fenomeni, è designata su di essi; e la frase quindi non sta a significare che quella mente non vede gli altri fenomeni.
Con i tuoi tre vajra di corpo, parola e mente che sono i tre mandala.
Non sono del tutto sicuro di cosa ciò voglia dire. Un’interpretazione potrebbe essere la seguente. Il significato di mandala, kyilkhor in tibetano, è (prendere) l’essenza intorno; se c’è una certa cosa preziosa che piace molto alle persone, queste vanno ovunque essa si trovi, e standoci intorno cercano di prenderla; se di qualcosa c’è urgente bisogno, molte persone ci vanno intorno e cercano di averla, per prenderne l’essenza. Ebbene, i santi corpo, parola e mente vajra sono l’essenza, i nostri obiettivi da raggiungere. Essi sono la vera essenza, lo scopo principale per cui si pratica il Dharma; sono quel massimo obiettivo che va realizzato per potersi impegnare nelle attività a favore degli esseri senzienti. Quindi la frase di cui sopra può essere compresa nel senso che i tre vajra sono il mandala, la principale essenza, la vera essenza che dovreste acquisire.
A te Dorje Khadro, che hai tale trascendentale saggezza, mi prostro.
Mi prostro a Yesce Dorje Khadro, il vajra di saggezza trascendentale che viaggia nello spazio. Yesce significa ‘conoscenza’, la saggezza trascendentale della grande beatitudine, la stessa saggezza suprema che ho già spiegato prima. Essa è il Vajra, Dorje. Khadro – ossia ‘che viaggia nello spazio’ -vuol dire che il vajra, la saggezza trascendentale della grande beatitudine, viaggia nello spazio della vacuità, percependola direttamente. Spiegando il significato di Dorje Khadro in modo esteso, possiamo dire che quel vajra penetra tutta la vacuità, che è come lo spazio. E non solo penetra tutta la vacuità come lo spazio, ma anche tutta la verità convenzionale. A te, Dorje Khadro, con rispetto e devozione mi prostro.
La seconda parte della pratica è l’assorbimento del karma negativo nei semi di sesamo che state per bruciare. Relativamente a questa particolare tecnica di meditazione, a questo punto dovete essere nella vostra forma ordinaria. In generale, dopo che avete ricevuto un’iniziazione, in ogni momento dovete purificare e vedere voi stessi come il santo corpo della divinità, e fare ciò è un impegno, un voto; qui, però, per questo scopo particolare, non va fatto. Nella preghiera si dice: “Dimoro nel mio aspetto ordinario”, per cui non avete l’orgoglio divino della divinità, bensì l’orgoglio divino della persona ordinaria.
Dalla cima del capo ai piedi, visualizzate il vostro corpo come fatto da una membrana – quel tipo di membrana sottilissima che hanno alla nascita i piccoli degli animali – che è piena d’aria, come un pallone; all’interno esso è completamente vuoto.
Al chakra del vostro cuore c’è la sillaba del vostro karma negativo, una PAM nera. Al chakra del vostro ombelico c’è una RAM rossa, che si trasforma in un mandala di forma triangolare, con un angolo che guarda verso la parte anteriore del corpo. Anche se siete seduti, la visualizzazione va fatta come se foste in piedi. Sotto ciascuna pianta dei piedi c’è una sillaba YAM blu, che si trasforma in un mandala dell’aria blu, a forma di mezzaluna, con la parte ricurva verso la vostra schiena, e il lato diritto davanti.
Dalla nera PAM al vostro cuore, attraverso tutti i pori vengono emessi raggi rosso-neri simili ad uncini. Questi agganciano tutto il karma negativo, le oscurazioni e perfino le impronte sottili del corpo, parola e mente vostri e degli esseri senzienti di tutti i tre reami, ed essi si assorbono come raggi neri nella PAM al cuore. Quindi il mandala del vento sotto i talloni comincia a muoversi molto violentemente, entra attraverso di essi e sale lungo le gambe in tutto il corpo. È come accade con i mantici che il fabbro adopera per alimentare il fuoco e rendere il ferro incandescente, secondo l’uso tibetano; questi mantici sono fatti di pelle, e quando vengono estesi l’aria vi entra, mentre quando poi li si comprime verso il basso l’aria è spinta sul fuoco.
Proprio allo stesso modo, l’aria va su attraverso i vostri talloni e il mandala del fuoco al vostro ombelico comincia a infiammarsi e a bruciare molto intensamente. Il fuoco triangolare punta verso l’alto ed è estremamente caldo e radiante. Il fuoco si spinge verso l’alto fino a raggiungere la PAM al vostro cuore, e mentre il vostro respiro viene emesso dalle narici, la nera PAM fuoriesce nell’aspetto di scorpioni. Questi si assorbono nei semi di sesamo che avete preparato davanti a voi: tutto il karma negativo, le oscurazioni e le infrazioni dell’aver fatto degenerare gli impegni, propri di tutti gli esseri senzienti, si assorbono nei semi di sesamo nell’aspetto di scorpioni.
La tecnica meditativa e la spiegazione di un certo Lama è di considerare la carne e la pelle degli scorpioni la causa, i semi di sesamo la forma, e i cinque nettari l’essenza.; e in questo modo essa possiede tre qualità. In tibetano ‘cinque nettari’ è dutzi nga: du significa mara, ossia le cinque illusioni, tzi è la medicina, ossia le cinque saggezze trascendentali, e aggiungendo nga (che vuol dire appunto ‘cinque’) il senso risulta chiaro, mentre non lo è nella vostra lingua quando dite semplicemente la parola ‘nettare’.
In ciascun seme di sesamo si assorbe uno scorpione. Pensate che ogni seme di sesamo rappresenta tutte le oscurazioni, il karma negativo e le infrazioni agli impegni, di voi stessi e di tutti gli esseri senzienti. Nella forma i semi hanno il brutto aspetto degli scorpioni che in tibetano si dicono digpa racen, ossia ‘malvagio con le corna’, come ho spiegato in precedenza, e per questo significato si usa fare la forma di scorpioni. Quell’appellativo è il risultato di karma negativo. A causa di karma negativo ottenete quel brutto, spaventoso corpo, e poi con quel corpo create ancora più karma negativo. Ecco perché a causa del nome tibetano digpa, cioè azioni karmiche negative, si visualizzano gli scorpioni piuttosto che serpenti o lumache.
È molto importante pensare che ciascun seme di sesamo è nell’aspetto di uno scorpione, e che la loro essenza è il karma negativo e le infrazioni causate dagli impegni degenerati, accumulati da voi stessi e da tutti gli esseri senzienti da innumerevoli rinascite.
La terza parte si riferisce a come effettivamente bruciare i semi di sesamo. Quando eseguite questa sezione, la recitazione del mantra e l’offerta dei semi di sesamo devono procedere insieme. Ed è quanto si fa in tutte le puje del fuoco; non si può recitare il mantra e non offrire (le sostanze). Ciò equivarrebbe ad un inganno, e sarebbe solo un’accumulazione di errori. Il mantra e l’offerta vanno fatti insieme. Penso che offrire e non recitare il mantra non comporti l’accumulo di karma negativo, sebbene qui non lo si dica, ma recitare il mantra e non offrire è come se diceste che state dando qualcosa mentre in effetti non lo fate.
Una cosa molto importante da ricordare è che voi, i semi di sesamo e l’azione di offrirli a Dorje Khadro, ossia le tre sfere di soggetto, oggetto ed azione, siete un’illusione.
In che modo? Combinando vacuità ed apparenza: non c’è nessun soggetto che offre se non esiste l’azione dell’offrire, non c’è nessun oggetto di offerta se non c’è l’azione, e non c’è nessuna azione se non c’è o l’oggetto o il soggetto. Tutti questi sono dipendenti; niente esiste dalla propria parte. La sola cosa che esiste è ciò che viene meramente designato. Anche Dorje Khadro è meramente designato su questa base di saggezza trascendentale di beatitudine e vacuità che hanno preso tale forma. Niente esiste, se non ciò che viene etichettato dalla mente su una base di designazione; meditate sul significato di ciò!
Quella che ho dato potrebbe essere una grossolana spiegazione di ‘la vacuità è unificata con l’apparenza; tutte e tre le sfere, l’intero processo, sono come un’illusione’.
Poiché offriamo i semi di sesamo, che in essenza sono i cinque nettari, alla santa bocca del furioso Dorje Khadro, egli li divora con gioia e ne è deliziato. La sua santa mente è completamente soddisfatta da una grande incontaminata beatitudine. Pensate a questo dopo aver offerto i semi, e che gli impegni degenerati da tempo senza inizio, vostri e di tutti gli esseri senzienti, sono completamente purificati. Tutti gli esseri senzienti diventano illuminati.
Sua Santità il Dalai Lama ha detto che si acquisiscono maggiori meriti se mescolate i semi con del burro. Inoltre, quando effettivamente state facendo l’offerta, prendete i semi nella mano destra con pollice, medio ed anulare, e offriteli con il palmo rivolto verso l’alto. Non buttate semplicemente i semi nel fuoco con il dorso della mano rivolto a Dorje Khadro!
Il mantra è: OM VAJRA DAKA DAKA KHA KHA KHAHI KHAHI
SARVA PAPAM DAHANA BASMIM KURU SOHA.
OM è la sillaba dei tre vajra, come ho già detto. AH, O e MA combinati formano la OM, che rappresenta il santo corpo, parola e mente vajra di Buddha. Recitando la OM ricevete i sette benefici spiegati nel tantra di Dorje Tsemo, quali la fortuna, cose propizie, ecc.
Il significato di VAJRA DAKA è stato già spiegato.
KHA KHA significa “Mangia! Mangia!”, come in indi.
Anche KHAHI KHAHI significa “Mangia! Mangia!”, ma è più imperativo, più deciso. La differenza si può vedere più facilmente in tibetano, dove KHA KHA è sö sö e KHAHI KHAHI è söscig söscig. Il significato è sostanzialmente il medesimo ma, come ha spiegato Kirti Tsenshab Rinpoce, ci sono sottili differenze.
SARVA PAPAM vuol dire ‘tutte le negatività, tutti gli errori’. Ciò si riferisce a tutto il karma negativo, quello il cui risultato è la sofferenza della sofferenza, e dico ‘sofferenza della sofferenza’ per specificare meglio, dal momento che la maggior parte dei piaceri samsarici mondani viene invece dalla virtù. Le sofferenze della sofferenza sono generate dal karma negativo, la cui definizione è ‘causato dai pensieri disturbanti e risultante in sofferenza della sofferenza’.
Il suo primo risultato, quello di maturazione, che si ha se il karma negativo è completo, è la rinascita nei reami inferiori.
Il secondo risultato è che si sperimenta un’esperienza simile alla causa; ad esempio, se avete accumulato il karma negativo di uccidere, anche quando ottenete una rinascita felice, umana o divina, c’è chi vi renderà corta la vita, perché voi stessi avete abbreviato la vita di altri uccidendoli in passato.
Il terzo risultato è creare azioni simili alla causa. Questo significa che, nonostante possiate aver ottenuto una rinascita fortunata, poiché avete familiarità con il precedente karma negativo dell’uccidere voi ucciderete di nuovo.
Il quarto è il risultato ambientale, che ha a che fare con il luogo (in cui si vive). Anche se siete nati come esseri umani, in quel luogo ci sono guerre, pericoli, malattie contagiose, o comunque molte uccisioni. Può anche significare che il potere di ciò di cui godete diminuisce, per esempio il cibo è scarso, oppure le medicine non sono efficaci, verdure e frutta non hanno più molto valore nutritivo o effetto per l’organismo, e perfino cose che in genere sostengono la vita danneggiano il corpo e diventano invece causa di malattia. Ciò è pure un risultato dell’avarizia, una delle dieci non virtù. E anche avere dei beni e trovarvi qualcosa di sgradevole, come ad esempio del cibo con un cattivo sapore.
Quindi l’azione completa dell’uccidere ha quattro risultati; se è incompleta se ne avranno solo alcuni. In base a quanto l’azione è completa si maturerà un certo risultato di sofferenza.
SARVA PAPAM, tutte le negatività, includono sia il karma negativo delle azioni, sia la mente negativa che commette quelle azioni.
DAHANA significa ‘bruciare’.
BASMIM KURU, significa ‘diventare polvere’. Similmente a qualcosa di solido che viene disintegrato e diventa polvere, tutte le azioni negative sono completamente distrutte.
SOHA significa stabilire la radice, la base.
Ritorniamo ora alla precedente spiegazione circa i quattro risultati delle azioni negative.
Il più dannoso non è tanto la rinascita nei reami inferiori dei trasmigratori infernali, quanto creare di nuovo azioni negative. La sofferenza nei reami inferiori non è la cosa peggiore, la più dolorosa, se la paragoniamo al creare azioni simili alla causa, ripetendo di nuovo lo stesso karma negativo. In confronto a questo, essere rinati nei reami inferiori e sperimentare quelle sofferenze, anche se per eoni, non è di così grave danno, dal momento che tale effetto non dura per sempre, ma solo per un certo periodo di tempo e poi terminerà; poi, se avete altro karma negativo dovrete sperimentare l’effetto di questo.
Ma creare ancora l’azione negativa, come l’uccidere, è la cosa peggiore. È molto più doloroso, dannoso e pericoloso che una rinascita nei reami inferiori! Perché? Perché se non vi impegnate nell’azione simile alla causa di uccidere di nuovo, se smettete di fare quell’azione, non prenderete rinascita nei reami inferiori, e non sperimenterete nuovamente quelle quattro sofferenze. Viceversa, se ripetete l’azione negativa, questa lascia un’impronta nella mente, e ancora ci sarà l’abitudine a ripeterla nelle vite successive. Finché non sarà purificata e bloccata, la si riprodurrà di continuo, e di conseguenza dovrete sperimentarne tutti i risultati di problemi e sofferenze. Quindi, il porre fine totalmente ai quattro tipi di sofferenza dipende dall’interrompere la ripetizione dei karma negativi, come l’uccidere. Per non produrre le sofferenze dei reami inferiori caldi e freddi, bisogna smettere di creare l’azione simile alla causa, quella che fa sì che la sofferenza non abbia fine. Se la si interrompe, non solo viene a cessare la sofferenza della sofferenza, ma anche la sofferenza del samsara. Vivendo in accordo ai voti e astenendovi dall’uccidere, alla fine ottenete le condizioni per la liberazione. E non solo non dovrete sperimentare più la sofferenza della sofferenza, ma avrà fine il piacere samsarico, che è solo sofferenza, e anche si esaurirà la principale sofferenza del samsara, la sofferenza che pervade tutti i fenomeni composti, dovuta all’essere sotto il dominio del karma e dei difetti mentali. Mantenere i voti e astenersi dal karma negativo conduce al raggiungimento della liberazione. Ecco perché gli opposti delle dieci azioni negative sono così importanti.
Conoscendo l’atteggiamento negativo, potete capire come sia importante quello positivo del vivere rispettando il voto di non uccidere gli altri. E in generale potete capire quanto sia importante la disciplina etica, fonte di ogni felicità.
Dopo il mantra, il testo recita: “Tutte le oscurazioni e le negatività da me create da un tempo senza inizio e gli impegni degenerati, SCINTIM KURU SOHA (che significa ‘siano completamente pacificati’). Recitate il mantra mentre offrite, e poi fate questa richiesta.
In effetti vengono riferiti alla parola ‘io’ (di me), ma poiché avete visualizzato ogni seme di sesamo in essenza come le oscurazioni, il karma negativo, gli impegni degenerati e le non-virtù compiute nel corso di rinascite samsariche senza inizio da voi e da tutti gli esseri senzienti, è di grande beneficio ricordare anche tutti loro.
Ora darò una spiegazione un po’ più ampia di SARVA PAPAM, il karma negativo e le oscurazioni. Qual è la differenza? In effetti è resa meglio dalle parole tibetane digpa e dribpa.
Digpa significa ‘malvagio’, e qui sta a significare quelle azioni compiute sotto l’influsso di pensieri disturbanti che portano aspetti di maturazione indesiderabili, o risultati indesiderabili.
Dribpa significa ‘oscurazione’, qualcosa che impedisce la visione, ed è ciò che blocca lo sviluppo delle qualità speciali, delle realizzazioni. Dribpa ostacola la generazione dei bhumi (i livelli dei bodhisattva), e l’ottenimento dell’illuminazione.
Dribpa, le oscurazioni, vengono divise in due tipi: nyöndrib e shedrib, ossia le oscurazioni afflittive e le oscurazioni alla piena conoscenza di ogni fenomeno esistente. In cosa si differenziano? Si parla di nyön dribpa quando sorgono oscurazioni come i tre veleni; poi l’ignoranza che si afferra alle cose come veramente esistenti lascia un’impronta nella mente e così fanno gli altri pensieri disturbanti. Il seme, o impronta – termine che permette di capire più facilmente – che viene lasciato nel continuum mentale dall’ignoranza che si aggrappa alla vera esistenza, e che ha la funzione di produrre l’ignoranza che si aggrappa alla vera esistenza e i pensieri disturbanti è nyön dribpa. Questa parte di impronta è l’oscurazione afflittiva, la quale produce le afflizioni e i pensieri disturbanti. In altri termini, è un’oscurazione afflittiva perché l’afflizione sorge e di nuovo oscura la mente, impedendole di vedere la realtà, la vacuità. Essa ci lega al samsara. Di base l’ignoranza, e poi l’attaccamento e gli altri pensieri disturbanti, ci legano al samsara. Tale tipo di oscurazione non ci permette di realizzare il sentiero e la liberazione. Queste afflizioni, soprattutto l’impronta lasciata dall’ignoranza che si aggrappa alla vera esistenza (che è quella che produce gli altri pensieri disturbanti), sono gli ostacoli maggiori. Tale impronta non ci permette di ottenere l’illuminazione, ma principalmente non ci permette di raggiungere la liberazione, ossia è più dannosa e più di ostacolo per l’ottenimento di quest’ultima. Senza purificare o far cessare le afflizioni e il seme delle afflizioni lasciato dall’ignoranza che si afferra ad una vera esistenza, non possiamo raggiungere la liberazione. Ciò è dovuto alle oscurazioni afflittive.
Ora esaminiamo shedrib, le oscurazioni all’onniscienza. Una parte del seme lasciato dall’ignoranza che si aggrappa ad una vera esistenza produce l’apparenza di vera esistenza. Allo stesso modo in cui ciò che si riprende con una videocamera poi lo si proietta., a causa dell’impronta posta nel continuum mentale dall’ignoranza che si aggrappa alla vera esistenza, quando entrate in contatto con gli oggetti dei sensi, essi vi appaiono come veramente esistenti.
Le apparenze di vera esistenza sono false, completamente in contraddizione con la realtà effettiva. Perché allora ci appaiono in questo modo? Perché mai appaiono oggetti dei sensi veramente esistenti e soggetti veramente esistenti? Perché le cose appaiono sempre in questo modo anche se in realtà non esistono così? Perché dal primo istante in cui la coscienza entra nell’uovo fecondato nel ventre materno, l’’io’ appare come veramente esistente, e l’ignoranza vi si aggrappa? E perché, dopo la nascita, quando i sei sensi sono funzionanti, ogni cosa appare come veramente esistente, anche se neppure il più piccolo atomo esiste in questo modo?
I fenomeni sono meramente designati, ma non ci appaiono mai così; perché?
Ciò mostra che non è stato così solo in questa vita, ma che siamo catturati nella gabbia di ferro della vera esistenza da infinite rinascite. Siamo completamente intrappolati in questa allucinazione, soggiogati dall’ignoranza di vera esistenza. Essa è come una droga che altera la mente, e prendendola vediamo ogni cosa in modo contrario a come è. Mentre si è sotto l’effetto della droga si vedono le cose in un modo completamente differente da come normalmente le percepiamo, da come le vede la gente normale, e da come esse esistono; per esempio, scambiate il pulviscolo per creature che si muovono, ma quando l’effetto della droga cessa, lo vedete nel modo usuale.
Come fossimo allucinati per aver assunto una droga, siamo completamente intrappolati – come dice Lama Tzong Khapa – ‘nella gabbia di ferro della vera esistenza’.
Soffrire così tanto in questa vita prova che anche nella vita passata è stato lo stesso. Se nelle vite precedenti non avessimo avuto sofferenza, non ci sarebbe affatto motivo di sperimentare tale sofferenza, tale allucinazione, fin dall’inizio di questa vita. Il susseguirsi di rinascite non ha inizio. Essere sopraffatti dall’ignoranza di vera esistenza, essere completamente allucinati, è la fondamentale sofferenza del samsara, la base di tutto il problema. Il continuum di questa sofferenza non ha inizio. Quando con razionalità e logica pensate a come duri da tempo infinito, vi sentite così stanchi, e stufi! Possedere questa ignoranza anche solo per un attimo è come avere il fuoco nel corpo, nel cuore: non potete sopportarla! È la vostra grande nemica, e non potete restare a guardare nemmeno un minuto: voi volete liberarvi da tale ignoranza, e anche dall’allucinazione! Pensare in questo modo fa sì che proviate un’incredibile gioia nel meditare sulla vacuità. Comprendere quanto sia dannosa tale ignoranza fa sorgere la rinuncia, e un grandissimo desiderio di studiare e meditare su sunyata: non potete più aspettare neanche un secondo, provate un’enorme felicità per avere trovato l’opportunità, così rara e difficile da trovare, di poter ascoltare (spiegazioni) e meditare sulla vacuità!
È facile ricevere insegnamenti corretti sulla disciplina etica e riguardanti il metodo. Ma non è così comune trovare insegnanti che hanno fatto la corretta pratica meditativa sulla vacuità ed hanno ottenuto le giuste realizzazioni. Si tratta di un soggetto molto sottile e profondo, per questo, anche se si usa la parola ‘vacuità’, e anche se il maestro è erudito in molti campi, la vacuità può non essere spiegata esattamente e completamente. Molti discepoli ricevono insegnamenti sulla vacuità, ma sono non completi e molto grossolani, solo al primo, secondo, e qualche volta terzo livello di realizzazione. Al contrario, gli insegnamenti che abbiamo ricevuto noi sono stati assolutamente corretti, e ben spiegati da maestri qualificati. Avendo studiato tutta la vita il soggetto che riguarda le due verità, avendolole esaminato a fondo, e riflettuto sul significato, questi maestri hanno ottenuto una perfetta, non errata realizzazione. Sulla base di questa hanno praticato il tantra, e raggiunto le realizzazioni del secondo stadio, relative alla chiara luce e al corpo illusorio. Perciò siamo estremamente fortunati ad avere incontrato questi maestri e ricevuto questi rari insegnamenti. Pensare in questo modo vi aiuta nella pratica del guru-yoga, specialmente nella parte sulla gentilezza del guru, allorché vi ricordate che essi hanno rivelato la vacuità. Allo stesso tempo considerate quanti esseri senzienti hanno una comprensione sbagliata della vacuità:
La parte di impronta lasciata dall’ignoranza, e che produce l’apparenza di una vera esistenza, e sia l’apparenza che quell’impronta, vengono chiamate shedrib, oscurazioni sottili. Esse non ostacolano il raggiungimento della liberazione, poiché anche gli arhats hanno apparenze di vera esistenza. Fino a che il seme dell’ignoranza non viene completamente rimosso, nello stadio post-meditativo le oscurazioni sottili impediscono di conoscere pienamente tutti i fenomeni esistenti. Quando non sono immersi nell’assorbimento meditativo univoco, anche gli arhats, e i bodhisattva dell’ottavo o nono bhumi ne sono oscurati. Esse principalmente ostacolano l’ottenimento dell’illuminazione, la piena conoscenza di tutti i fenomeni esistenti, ecco perché vengono chiamate oscurazioni all’onniscienza. È ottimo ricordarsi di questo.
Così come per i due tipi di oscurazioni, nella sadhana di dice che vengono purificati gli impegni (samaya in sanscrito, damtzig in tibetano) lasciati degenerare. Durante le iniziazioni prendiamo i samaya dei cinque Dhyani Buddha e, dopo l’iniziazione del maestro vajra, i tre samaya di tenere il vajra, di tenere la campana e quello dell’abbraccio, con la generazione dell’esperienza di beatitudine e vacuità. Prendiamo anche gli impegni di fare le pratiche tantriche dello yoga del mangiare e del dormire, trasformando queste attività nel sentiero veloce verso l’illuminazione. È necessario che purifichiamo la rottura di tali samaya, che abbiamo promesso a Vajradhara di non trasgredire. In accordo alle spiegazioni di Sua Santità Zong Rinpoce, dam significa impegno, o promessa, e se voi trasgredite alla promessa fatta al momento dell’iniziazione, voi brucerete (tzig) nei narak. Pensare così è molto efficace!
SHINTIM KURU significa ‘possano tutte queste degenerazioni essere purificate’.
SOHA significa ‘stabilizzare la base’. Purificando gli ostacoli si stabilizza la devozione al maestro, che è la radice del sentiero, e da questa base deriva ogni realizzazione e si raggiunge il sentiero di metodo e saggezza, l’obiettivo. Percorrendo il sentiero dall’inizio sino all’illuminazione, realizzando i tre aspetti principali del sentiero e poi i due stadi del Mahanuttarayoga Tantra, ottenete ciò è racchiuso nel significato della OM, i tre vajra.
A questo punto, se state facendo la pratica di Dorje Khadro per una persona deceduta o per la purificazione di una persona vivente, pronunciate il suo nome all’interno del mantra, dicendo: “Tutte le oscurazioni e le negatività accumulate da tempo senza inizio da (…) SHINTIM KURU SOHA”.
Per esempio, se vostro padre o madre sono morti, potete purificare per loro, e così per tutti gli esseri senzienti.
LA CONCLUSIONE
Ora ci sono di nuovo le offerte e la lode.
Negli insegnamenti è spiegato che esistono trecentosessanta differenti tipi di demoni, o di danni derivanti da spiriti; se qualcuno è malato, molte volte, ciò è dovuto a questi dön. Perciò si recita: “A te Dorje Khadro, che distruggi completamente tutti questi, io mi prostro”.
Dorje Khadro è nel centro del divampante fuoco di saggezza di saggezza trascendentale di beatitudine e vacuità non duali di tutti i Buddha, il guru assoluto. Allo scopo di purificare gli esseri senzienti, per compiere molto velocemente attività per il loro beneficio, vi siete manifestati in questo particolare aspetto di Dorje Khadro, in questo santa forma di un furioso blu-scuro cannibale, con un corpo tozzo e grasso.
“In ciascun istante tu liberi innumerevoli esseri dal samsara e li guidi all’illuminazione. Al solo ricordare per un momento il tuo aspetto, Dorje Khadro, tutte le schiere di mara esterni, interni e segreti, e tutte le negatività e le oscurazioni, vengono annientate.
Al grande furioso divoratore, Dorje Khadro, che completamente distrugge tutto questo, senza lasciarne la più piccola traccia, rispettosamente mi prostro con i miei corpo, parola e mente”.
Poi c’è la richiesta del perdono: “Per favore, sii paziente e perdona tutti i miei sbagli, che ho compiuto per mancanza di abilità, per ignoranza, e per non aver trovato le sostanze adatte”.
(Ora Rinpoce indica una nuvola di insetti che volano attorno alla lampada).
Questo è un ottimo esempio: insetti che provano ad entrare nella fiamma! Ciò può essere rapportato a questa vita, ed in particolare alle sofferenze della prossima vita e dei reami inferiori. Questi insetti e farfalle notturne percepiscono la luce come un meraviglioso palazzo – ciò è quanto si dice negli insegnamenti – e ne sono attratti. Nonostante sentano un forte calore riprovano ad andare dentro, e anche se si bruciano e cadono giù tornano indietro di nuovo. Lo stesso facciamo noi, quando perfino sperimentando dei problemi a causa di una qualche azione, la ripetiamo ancora, come ad esempio gli alcolisti. Non importa quanti problemi possano arrivare, si ripete di continuo l’azione, anche in questa vita; avendola ripetuta, si hanno poi ancora più problemi, e tuttavia la si ripete di nuovo!
Ci si può riferire molto bene all’esempio di queste creature che si gettano nella luce e muoiono, per spiegare il significato di altri tipi di allucinazioni, come quando sebbene l’ ‘io’ sia meramente designato, noi ci aggrappiamo ad esso come veramente esistente; poi, nonostante la vita ed ogni cosa siano impermanenti – considerando l’impermanenza grossolana, e neppure parlando di quella sottile – e cambino di minuto in minuto, esse ci appaiono come permanenti e noi vi ci aggrappiamo. Ciò che fanno quegli insetti lo facciamo anche noi.
Possiamo rapportare tale dinamica anche alle varie altre azioni. Nel caso della collera, voi individuate come antipatica una persona per via della vostra stessa mente. Seguendo motivazioni diverse, potreste percepirla estremamente gentile, invece create la persona cattiva nella vostra mente e proiettate quella (visione): “Quello che fa è cattivo!“, e così via. Piuttosto che pensare: “Lei è gentile“ e praticare la pazienza, l’avete etichettata come ‘cattiva’, e vi appare cattiva. Allo stesso modo, tutti gli oggetti della gelosia e dell’orgoglio prima sono creati e poi si crede a essi.
Come gli insetti che si buttano nel fuoco e bruciano, anche noi, a causa delle nostre allucinazioni, stiamo bruciando negli inferni caldi, e sperimentiamo i reami inferiori e le sofferenze samsariche. È proprio quanto succede all’insetto che si getta nella fiamma e brucia: nessuno lo sta spingendo! Questo esempio è davvero adatto per noi, ed è una buona meditazione per sviluppare la rinuncia.
Ritornando al testo, la saggezza trascendentale che avete invocato ritorna alla sua dimora naturale, e l’essere dell’impegno, Dorje Khadro, diventa uno con l’apparenza di un fuoco ordinario. A questo punto va eseguito il mudra del fuoco vajra.
LA DEDICA
“A causa di questi meriti, possa io (e tutti gli esseri senzienti) essere sempre guidato e mai separato dal Guru mahayana che mostra il sentiero infallibile, e possa bere il nettare della sua santa parola senza mai averne abbastanza”.
“Possa io e tutti gli altri (e se state facendo la pratica per una persona in particolare, dite ora il suo nome) completare le pratiche di rinuncia, bodhicitta e giusta visione, delle sei perfezioni e dei due stadi del tantra, e raggiungere velocemente lo stato di un buddha, che possiede i dieci poteri”.
Quindi recitate la preghiera d’auspicio, che afferma il potere della verità:
“Grazie alle benedizioni della Triplice Gemma e del Guru che non inganna, e per il potere della non ingannevole e immutabile sfera dell’esistenza (che si riferisce alla vacuità) e dell’immutabile sorgere dipendente, possa tutto essere d’auspicio per me stesso e per gli altri, affinché vengano esaudite tutte le eccellenti preghiere, e velocemente si ottenga lo stato della mente onnisciente“.
Finchè il fuoco non si spegne, non potete disturbarlo, ma se per qualche ragione dovete veramente farlo cessare, versatevi sopra del latte o acqua benedetta.
Se state facendo il ritiro di Dorje Khadro, raccogliete tutti i semi di sesamo bruciati nel vostro luogo di ritiro finchè non è terminato, poiché quei residui sono benedetti, e fate altrettanto con ogni cosa che avete offerto ai Tre Gioielli. Non potete gettare via l’acqua delle offerte o altro in un posto sporco, come strade o bagni; metteteli invece in un luogo pulito. Negli insegnamenti di lam-rim si dice di versare l’acqua delle offerte dove le persone non vi cammineranno sopra. Perciò potete versare la cenere nei fiumi, per purificare le creature che vi si trovano, o portarle sulla cima di montagne e spargerle al vento. Dovunque le lasciate, comunque, deve trattarsi di un luogo pulito.
Secondo la tradizione, adesso il Lama dovrebbe fare la pratica di Dorje Khadro insieme ai discepoli, poiché, oltre a dare il commentario, ossia le parole, dovrebbe mostrare la pratica effettiva.
POSTFAZIONE E DEDICA
Dal grande oceano delle spiegazioni tantriche:
“Vajra Dhaka è tratto dal corpo di insegnamenti di Lama Tsongkhapa. Questo dharma d’oro – il cittamani o metodo essenziale – è preservato nei cuori degli attuali lama del lignaggio. È come un raggio di sole che elimina l’oscurità degli esseri senzienti; è come l’acqua del fiume Gange che scorre (che in un senso si riferisce effettivamente all’acqua, ma in un altro simbolizza la saggezza trascendentale di beatitudine e vacuità non duali, che lava via le macchie degli impegni degenerati); è come il vento che fa sparire le nuvole della sofferenza e i danni degli spiriti che creano ostacoli alla pratica del Dharma. Perciò si è fortunati a ricevere quest’acqua di insegnamenti, che entra nella vasca del cuore quando è spruzzata dalla saggezza dell’erba kuscia“.
L’erba kuscia ha il potere di proteggervi dalle interferenze, e vi aiuta a dormire e ad avere sogni chiari se vi giacete sopra. La si usa nelle iniziazioni.
“Quest’acqua di consigli, spruzzata con intelligenza e saggezza, rinfresca gli esseri trasmigratori tormentati dalla sofferenza dell’ignoranza, e permette loro di raggiungere velocemente i tre kaya dei Vittoriosi (ossia dei Buddha)”.
Il commentario alla pratica di Dorje Khadro denominato Un raggio di sole che disperde il buio del karma negativo e delle oscurazioni è stato composto da Ngulciu Dharmabhadra.
Adesso, per favore, dedicate i meriti derivanti dalla spiegazione e dall’ascolto degli insegnamenti di Lama Tzong Khapa affinché si generi la bodhicitta – la porta di ogni felicità – nelle menti di tutti gli esseri senzienti. E la bodhicitta che è stata già generata non possa mai diminuire, ma solo crescere.
Possiamo io e tutti gli altri esseri senzienti non essere mai separati dal sentiero puro, e possa Lama Tzong Khapa essere nostro amico in tutte le vite future. Possiamo noi essere in grado di vivere con una pura condotta, e possa il sangha di tutte le direzioni, in particolare il sangha dell’FPMT, praticare con continuità e ottenere tutte le realizzazioni.
Io ho ricevuto questo commentario dal guru incomparabilmente gentile Lama Thubten Yeshe; in seguito, insieme ad alcuni occidentali, l’ho ricevuto da Sua Santità il Dalai Lama. Avere l’opportunità di praticarlo lo si deve alla loro gentilezza, quindi, per favore, dedicate tutti i meriti ad una loro vita senza fine, a una loro incessante guida, e affinché noi discepoli possiamo perfettamente compiacerli con ogni singola azione, per sempre.
COLOPHON
Questo Commentario è stato dato
da Kyabje Lama Zopa Rinpoce
al Tushita Retreat Centre, in India, nel 1986
e revisionato nel 1996 per una nuova edizione
a cura del Monastero di Kopan, Nepal.
Traduzione in italiano ed editing a cura di Fiorella Rizzi, giugno 2004,
sulla base di un’iniziale versione della ven. Siliana Bosa e di Roberta Zanella.
Possiamo noi discepoli sempre creare i necessari meriti
affinché la perfetta preghiera di dedica finale
di Kyabje Lama Thubten Zopa Rinpoce
maturi in frutti reali ininterrottamente.